Un incendio molto probabilmente di origine dolosa quello che stanotte ha devastato uno dei luoghi simbolo della cristianità in Israele. Si tratta del santuario di Tabgha, che sorge sulla sponde del lago di Galilea, nel luogo dove si narra che Cristo abbia compiuto il miracolo della moltiplicazione del pane e dei pesci, nutrendo cinquemila seguaci.
Sul luogo è stata tracciata anche una scritta rossa che cita un versetto ebraico contro “i falsi dei”, elemento che farebbe pensare all’opera di un gruppo di ultra-ortodossi. La polizia intanto avrebbe fermato 16 giovani coloni israeliani in Cisgiordania per verificare un loro eventuale coinvolgimento con l’atto di sfregio nel santuario della Terra Santa. Di questi, dieci provengono da Yitzhar, un insediamento conosciuto come roccaforte degli estremisti, i cui abitanti sono stati coinvolti in precedenti crimini di odio.
Le fiamme sono state domante rapidamente dai vigili del fuoco ma un degli edifici del complesso è andato completamente distrutto. Per quanto riguarda la Chiesa invece non ci sono stati danni di rilievo e il mosaico antico risalente al quinto secolo e ristrutturato di recente, si è salvato. Gilad Erdan, ministro per la Sicurezza interna ha condannato, attraverso una nota, quello che viene definito come “un atto vile e riprovevole che contraddice i valori di fondo di Israele”, parole dure che trovano conferma in quanto dichiarato dall’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede: “Israele è una democrazia che garantisce piena libertà religiosa a tutti i credenti. Questo atto spregevole non rappresenta in alcun modo lo Stato di Israele ed i Suoi valori”. Tabgha aveva subito un precedente attacco ad aprile 2014.