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Segnali di distensione tra Roma e Tobruk: incontro Minniti-Haftar a Bengasi

Il ministro italiano dell’Interno, Marco Minniti, ha incontrato a Bengasi il generale libico Khalifa Haftar nel segno della distensione tra Roma e l’uomo forte di Tobruk. In assenza di notizie ufficiali da parte del Viminale, a dar conto del faccia a faccia – che dovrebbe essere avvenuto la scorsa settimana – è stata la pagina Facebook dell’ufficio stampa del comando generale delle forze armate arabe libiche che ha postato anche la foto di Minniti ed Haftar sorridenti che si stringono la mano.

Nel ginepraio libico, Paese diviso tra mille fazioni, milizie e tribù, la posizione italiana è stata sempre quella di tenere i canali di comunicazione aperti con tutti, visti i rilevanti interessi che Roma ha nel Paese nordafricano, migranti ed energia in primis. Minniti quest’anno è stato diverse volte in Libia, dove ha incontrato Fayez al Serraj, presidente del governo di unità nazionale riconosciuto dall’Onu, ma anche sindaci e capi tribù di svariate zone del Paese.

L’Italia è inoltre l’unico Paese occidentale ad aver riaperto la propria ambasciata nella Capitale libica. E, naturalmente, non si può evitare il rapporto con Haftar che, alla guida dell’esercito nazionale libico, rappresenta l’Est del Paese a Tobruk. Non a caso anche nella città portuale, sede del Parlamento non riconosciuto dall’Onu e sostenuto dal generale, l’Italia ha attivato una sede diplomatica.

La missione navale italiana nelle acque di Tripoli, concordata da Gentiloni e Serraj, ha provocato la dura reazione del generale che ha parlato di violazione degli accordi firmati a Parigi il 25 luglio scorso nell’incontro voluto dal presidente francese Emmanuel Macron. “Non c’è stata – aveva tuonato Haftar – alcuna intesa con noi. E’ stata una scelta individuale, illegittima e illegale di Serraj. Nessuno può entrare con mezzi militari nelle nostre acque territoriali senza autorizzazione“. Una bordata, come nello stile del generale, per impostare le trattative e far valere la sua autorità ed il principio che in Libia non si fanno accordi senza di lui che – tra l’altro – gode del sostegno di Russia, Egitto e Francia.

La visita di Minniti dimostra che l’Italia non ha alcuna intenzione di tagliare fuori Haftar e che nella grande partita economica aperta con l’Europa con fondi per decine di milioni che affluiranno nel Paese per iniziative di contrasto ai trafficanti di uomini e di sviluppo, giocherà anche il potente generale della Cirenaica. Roma, inoltre, non vuole perdere terreno sulla Francia che con Macron ha avviato una politica diplomatica aggressiva in Libia.

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