Prosegue sul filo della tensione l’incidente diplomatico tra Paesi Bassi e Turchia, con il presidente Recep Tayyip Erdogan all’attacco dopo la decisione del governo de L’Aia di negare il permesso a due ministri turchi di tenere il loro comizio pro-referendum sul suolo neerlandese, nel quale vive una corposa comunità di immigrati dallo Stato extraeuropeo. Nella giornata dell’11 marzo, a far scoppiare il caso, il veto imposto dalle autorità locali all’atterraggio dell’aereo con a bordo il ministro Cavasoglu il quale, sfidando il divieto imposto, aveva annunciato di volersi lo stesso recare a Rotterdam per tenere il suo discorso di piazza all’elettorato, minacciando peraltro “pesanti sanzioni” se il viaggio fosse stato impedito. Un’affermazione che non è piaciuta in territorio olandese, con il ministro Rutte fermo nel sostenere la posizione del suo Paese, specificando che i Paesi Bassi “sono stati costretti a impedire ai ministri turchi di partecipare ai comizi elettorali perché Ankara ha minacciato sanzioni contro il nostro governo. E noi non possiamo avere a che fare con chi fa queste minacce. Non cederemo ad alcun ricatto”. Inoltre, poche ore dopo lo scontro diplomatico con Mevlut Cavusoglu, la polizia locale aveva impedito anche al ministro della Famiglia, Fatma Sayan Kay, di raggiungere il consolato, ponendo come motivazione la mancanza delle opportune condizioni di sicurezza.
Erdogan: “Residuati nazisti”
Altrettanto forte, come prevedibile, è stata la reazione del presidente turco in carica, Erdogan, il quale ha bollato come “residuati nazisti e fascisti” i neerlandesi e sottolineando come i Paesi Bassi “pagheranno il prezzo del loro comportamento vergognoso nei confronti dei ministri di Turchia”. Nel frattempo, nel Paese mediorientale, la tensione è tutt’altro che in fase calante: a seguito della decisione del governo di chiudere l’ambasciata olandese ad Ankara e il consolato di Istanbul, sul tetto del secondo è apparsa, nella giornata del 12 marzo, una bandiera della Turchia, mentre all’esterno dei cancelli chiusi la folla invocava il nome di Allah, mentre a Rotterdam la polizia ha tratto in arresto 12 persone, le quali avevano messo in atto una protesta degenerata in caos urbano davanti al consolato turco, con un totale di 7 persone ferite.
Danimarca, niente visita per Yildirim
Ma lo scontro sul terreno politico vede schierarsi dalla parte de L’Aia anche altri Paesi europei, come la Danimarca la quale, per voce del premier Lars Løkke Rasmussen, ha chiesto al primo ministro della Turchia, Binali Yildirim, di rimandare la sua visita a Copenaghen prevista per la fine del mese, ritenendo inopportune le circostanze alla luce di quanto accaduto: “Un simile incontro non potrebbe tenersi facendo astrazione degli attuali attacchi portati dalla Turchia ai Paesi Bassi”. Inoltre, il ministro degli esteri turco, Cavusoglu, ha rinunciato anche alla sua tappa in Svizzera.