Dopo 17 anni nel triumvirato che guida Google, Eric Schmidt fa un passo indietro: lascia la presidenza del consiglio di amministrazione, relegandosi a un ruolo di consigliere tecnico. Sulla sua uscita a sorpresa si scatenano subito rumors, anche se Alphabet precisa che se ne parlava da più di un anno. Anche se non c'è alcuna indicazione di molestie, secondo il New York Post l'addio potrebbe essere legato all'essere troppo “donnaiolo” per essere il volto di Google.
Scelta politica
Ma a pesare sulla sua immagine e sulla sua influenza all'interno del colosso di Mountain View si sarebbero anche motivi “politici”: durante l'era di Barack Obama era il trait d'union fra Google e Washington. Nella campagna elettorale del 2016 si è schierato con Hillary Clinton, in un'associazione che si è tradotta in un'attenzione indesiderata su Google. La vittoria di Donald Trump e la conseguente rivoluzione del contesto politico gli hanno fatto perdere consensi a Washington ed a Google. La sua posizione sarebbe poi stata anche complicata dalla bufera politica che si è scatenata la scorsa estate sull'uscita di Barry Lynn dalla New America Foundation, fondazione che riceve un appoggio finanziario significativo da Google e Schmidt personalmente. Lynn sarebbe stato allontanato dalla fondazione per aver lodato la decisione della Commissione Europea di comminare una sanzione da 2,7 miliardi di dollari a Google, anche se Mountain View ha sempre smentito questa ricostruzione.
Triumvirato
Schmidt era poco conosciuto nella Silicon Valley quando nel 2001 assunse la guida della società fondata da Page e Bryn, due studenti dell'Università di Stanford: si definiva scherzando l''adulto incaricato della supervisione''. I tre al comando hanno dato vita alla Google che si conosce oggi: una potenza in continua crescita. Poi il passaggio del testimone di amministratore delegato a Page nel 2011. La sua uscita dalla presidenza non avrà un impatto significativo nelle operazioni quotidiane della società, ma rappresenta il più importante cambio ai vertici dall'ascesa di Page: l'inclusione del nome di Sundar Pichai, il numero uno di Google, nel comunicato di uscita di Schmidt segnala inoltre un cambio degli equilibri di potere e la possibile nascita di un nuovo “triumvirato” alla guida del gigante della Silicon Valley.