La Repubblica Domenicana per motivi di sicurezza, ha annunciato la chiusura temporanea dei suoi consolati ad Haiti. L’unica a garantire la sua attività diplomatica sarà l’ambasciata a Port-au-Prince. La decisione è stata presa a distanza di una settimana dalle manifestazioni in cui sono state coinvolte 10 mila persone, scese in piazza per protestare contro il razzismo che subiscono gli haitiani nella vicina Repubblica domenicana. La marcia di contestazione è stata pacifica, ma alcuni partecipanti hanno dato alle fiamme le bandiere del Paese accusato di discriminazione per etnia.
A scatenare la rabbia dei cittadini è stata l’uccisione di un haitiano, trovato impiccato nella città di Santiago il 10 febbraio, secondo alcuni infatti sarebbe stato vittima di un attacco xenofobo. Il governo domenicano ha invece riferito che il lustrascarpe trovato morto potrebbe essere stato aggredito e in seguito ucciso dai suoi connazionali.
L’87% della migrazione nella Repubblica Domenica è costituita da uomini e donne provenienti da Haiti, più di 700.000 persone su un totale di 9 milioni di abitanti. Negli ultimi anni però il governo ha reso più complessa e costosa la procedura per garantire regolari trasferimenti, motivo per cui molti haitiani attraversano il confine illegalmente, spesso con l’aiuto di trafficanti di persone o piegandosi alle estorsioni degli agenti di frontiera. Sono vittime di soprusi e discriminazione, e spesso vengono inseriti nella tratta di persone, obbligati alla prostituzione e al lavoro forzato.