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Ordine di arresto per Leopoldo Lopez

Sgonfiatasi la rivolta invocata da Juan Guaidò, e in piena bufera politica tra Russia e Stati Uniti, in Venezuela Nicolas Maduro prova a ristabilire il suo ordine. Primo atto, dopo aver dichiarato “fallito” quello che aveva indicato come un vero e proprio golpe, dare la caccia al dissidente Leopoldo Lopez, liberato il 30 aprile scorso dai soldati fedeli al leader dell'opposizione. Lopez, al momento della sua liberazione, stava scontando una pena a 13 anni agli arresti domiciliari: dopo essere stato prelevato dai militari, si era unito alla rivolta nei pressi della base aerea di La Carlota, comparendo in oltre per un breve istante nel video del discorso nel quale Guaidò invitava l'esercito alla mobilitazione. Nelle ore successive, il dissidente ha trovato rifugio nell'ambasciata di Spagna a Caracas in qualità di “ospite” ed è stato oggetto di un mandato di arresto emesso dalla Corte Suprema di giustizia della capitale venezuelana.

ll mandato

Nel provvedimento emesso dai giudici, è stato specificato che il beneficio degli arresti domiciliari è stato revocato a causa dell'evasione. Il che significa che, in caso di cattura, Leopoldo Lopez verrà imprigionato in un carcere di massima sicurezza, dove andrebbe a scontare quel che resta della sua pena, della quale ha già scontato cinque anni, 2 mesi e 12 giorni. Il Tribunale di Caracas ha incaricato della sua cattura il Servizio bolivariano di Intelligence nazionale (Sebin). Lopez, forte oppositore dell'attuale presidente Maduro, è il leader e coordinatore del partito Voluntad Popolar. Il mandato d'arresto nei suoi confronti, segue a stretto giro l'annuncio dello stesso Maduro contro i dissidenti, nel quale aveva dichiarato che non avrebbe esistato ad arrestare i traditori “responsabili della tentata sollevazione”.

Le parole di Maduro

Proprio il presidente, inoltre, aveva intimato all'esercito, i “soldati della patria”, che “è arrivata l’ora di combattere” e “di mostrare al mondo che il Venezuela ha forze armate unite, leali” con cui “sconfiggere gli intenti golpisti dei traditori venduti ai dollari di Washington”. Immancabile la citazione degli Stati Uniti, già al centro delle sue accuse oltre che di un forte contenzioso a distanza con la Russia, dalla quale sono a più riprese arrivate rimostranze per le presunte interferenze in Venezuela, argomento sul quale da Mosca ribadiscono di avere posizioni del tutto differenti. Addirittura “incompatibili”. Delle quali dovrebbero comunque discutere il ministro degli Esteri russo, Lavrov, e il segretario di Stato americano, Pompeo, in un incontro distensivo, almeno sulla carta.

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