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Nuovi screzi fra Kelly e Trump

Kelly dice che non lo ha detto. Nonostante qualche attrito negli ultimi mesi, il chief of staff della Casa Bianca ha fermamente negato di aver rivolto un appellativo poco edificante al presidente Trump durante una discussione, come è stato invece riportato da alcuni media statunitensi. Del resto, lo stesso Tycoon ha colto l'occasione per sferrare l'ennesimo attacco via Twitter alla stampa a stelle e strisce affermando non solo che il suo capostaff non ha pronunciato nessun insulto ma anche che i tabloid degli Stati Uniti costruiscono “storie false usando solo fonti anonime (che non esistono)'' e definendoli per questo degli “squilibrati”. Per Trump, il grande successo di questa amminstrazione è far dire ai media “cose alle quali non credono nemmeno loro”. Insomma, discussione rientrata e nessuna conseguenza. Il problema, però, è che l'indiscrezione, per quanto bistrattata, sembrerebbe aver provocato quel clima di dissenso reciproco che, in qualche modo, potrebbe avvicinare Kelly all'addio dal suo ruolo all'interno dello staff presidenziale.

Faccia a faccia

Secondo quanto riferito dalla Cnn, un faccia a faccia sarebbe intercorso fra Trump e il suo capo dello staff alla Casa Bianca il quale pare sia stato incentrato proprio sull'episodio che, fonti della Casa Bianca, hanno riferito appartenere a una categoria di vicende che il presidente detesta profondamente. Per questo, nonostante il tutto appaia meno grave rispetto allo screzio che segnò di fatto la fine del rapporto fra Trump e Tillerson, da Washington sembrano sicuri che le dimissioni di Kelly possano rappresentare una variante da tenere in considerazione. Il chief of staff, rispetto a quanto fece Tillerson, ha subito smentito le indiscrezioni circolate sul suo presunto epiteto nei confronti del presidente, pubblicando una nota nella quale affermava di trascorrere “più tempo con il Presidente di chiunque altro e abbiamo una relazione incredibilmente sincera e forte, sa sempre dove mi trovo e sia lui che io sappiamo che questa storia è totale. Sono impegnato nei confronti del Presidente, della sua agenda e del nostro Paese, questo è un altro patetico tentativo di imbrogliare le persone vicine al presidente Trump e di distrarre dai molti successi dell'amministrazione”.

Il caso Porter

Secondo l'opinione di alcune testate americane, però, le voci attorno a Kelly avrebbero disturbato il presidente e riportato a galla qualche ruggine risalente ad alcuni mesi fa, quando i rapporti fra i due arrivarono quasi al punto di rottura per la vicenda che aveva visto coinvolto Rob Porter (il vice di Kelly) che, secondo Trump, era stata gestita male dal responsabile del personale tanto che, a più riprese, si era pensato a un allontanamento. Successivamente però Trump aveva confermato Kelly al suo posto, lasciando intendere una distensione del clima turbolento che aveva accompagnato i giorni delle dimissioni di Porter. 

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