Il presidente iraniano, Hassan Rohani, aveva auspicato una soluzione. Anzi, si era detto sicuro che si sarebbe trovata, nonostate la pericolosa deriva assunta dall'attrito fra Iran e Stati Uniti su dazi e nucleare. Il misterioso sabotaggio avvenuto a quattro navi (due saudite, una norvegese, l'altra dell'Uae) al largo degli Emirati Arabi Uniti, invece, ha di colpo riattizzato i carboni ardenti, tornando a far divampare la fiamma del rischio che il conflitto, finora fatto di parole grosse e dispiegamento di mezzi, torni a farsi pericoloso. Gli atti di sabotaggio nei confronti delle navi al largo di Fujariah, infatti, ha fatto irritare non poco le autorità di Riyad, concordi nel definire “gravi” tali gesti senza, tuttavia, formulare un'accusa specifica. A farlo ci hanno pensato gli Usa, puntando il dito contro Teheran, accusata di aver voluto colpire due Paesi inquadrati come vicini a Washington.
L'invito alla calma
Torna, quindi, a farsi sentire la pressione nel Golfo Persico, dopo l'invio della Lincoln e della Arlington e l'annuncio dello schieramento dei Patriot, circostanze che hanno infiammato il weekend ma che, proprio nelle parole di Rohani, avevano avuto modo di essere smorzate. A provare a calmare le acque ci ha provato anche il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, che ha incontrato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, nel corso della sua esposizione a Bruxelles proprio a proposito della questione iraniana. Maas è stato esaustivo nel descrivere il suo colloquio con Pompeo, affermando di avergli detto chiaramente “che siamo preoccupati per le tensioni nella regione e non vogliamo un'escalation”, come poco prima aveva fatto anche il britannico Jeremy Hunt. Gli Usa, però, sulla questione dell navi non hanno dubbi: secondo i funzionari americani, infatti, l'esplosivo utilizzato contro le navi sarebbe proprio di matrice iraniana.
Altolà di Riyad
Ora, anche se sono stati gli stessi Emirati a richiedere l'aiuto degli Stati Uniti, l'entrata a gamba tesa sull'Iran non ha sortito effetti positivi. A livello immediato, Teheran si è limitata a chiedere l'apertura di un'inchiesta, poiché “questi fatti nel mare d'Oman sono allarmanti e deplorevoli”, come spiegato dal ministro degli Esteri Abbas Moussavi. Il problema è che, come fatto notare da Riyad, che pure si è astenuta dall'accusare qualcuno, il gesto potrebbe minare sensibilmente la stabilità della regione, parlando dell'accaduto come di “una seria minaccia”, invitando “l'avventurismo straniero” a non creare fonti di ulteriore instabilità.