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Muller accelera: incriminati 12 russi

Svolta nell'inchiesta sul Russiagate: il procuratore speciale, Robert Mueller, ha richiesto l'incriminazione di 12 cittadini russi per presunte interferenze nelle elezioni Usa. Le persone finite nel mirino del superprocuratore sarebbero tutti agenti di Mosca appartenenti, secondo l'accusa, al Gru, il servizio d'intelligence di Mosca, ritenuti responsabili di attività di spionaggio durante la campagna elettorale che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca a discapito della rivale democratica Hillary Clinton. Secondo quanto ipotizzato da Mueller, i 12 007 russi avrebbero danneggiato il Partito democratico hackerando i server della rete di computer del Comitato nazionale e trafugando le informazioni di almeno 500 mila americani.

 

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Rosenstein: “Internet permette attacchi”

A rivelare l'ennesimo colpo a effetto dell'inchiesta sulle interferenze russe durante le presidenziali è stato il numero 2 del procuratore, Rod Rosenstein, in conferenza stampa: “Internet permette ad avversari stranieri degli Stati Uniti di attaccare gli americani in modi nuovi e inaspettati – ha detto ai cronisti -. Non vi è alcuna accusa che qualsiasi cittadino americano abbia commesso un crimine. Non vi è alcuna accusa che la cospirazione abbia alterato il conteggio dei voti o modificato qualsiasi risultato elettorale”. Il vicesegretario stampa della Casa Bianca, Lindsey Walters, ha precisato che nelle accuse formulate da Muller non vi è “alcun coinvolgimento consapevole da parte di nessuno nella campagna e nessuna accusa che il presunto hacking abbia influito sul risultato elettorale. Questo è coerente con ciò che dicevamo da sempre”.

L'interlocutore dell'entourage

Nelle accuse, il procuratore Mueller ha infatti fatto riferimento al sito DC Leaks e all'hacker romeno Guccifer 2.0: secondo il procuratore entrambi sarebbero coinvolti nelle presunte interferenze russe, in quanto l'hacker avrebbe avuto “più volte contatti con un cittadino americano”, un “consigliere importante della campagna elettorale di Donald Trump” anche se, al momento, non è chiaro a chi sia rivolta l'allusione e non vi è una citazione esplicita, pur se i media paiono propendere per la figura di Roger Stone, all'epoca consigliere informale del Tycoon e fermo nel negare ogni coinvolgimento. A tale misteriosa figura, l'hacker porse i suoi ringraziamenti “per aver risposto” chiedendo se “avesse trovato qualcosa di interessante nei documenti” che erano stati forniti. Sulle parole del numero due di Mueller si è espresso il Consigliere per la sicurezza Rudy Giuliani, il quale ha twittato con soddisfazione spiegando che “le accuse annunciate da Rod Rosenstein sono buone notizie per tutti gli americani. I russi sono inchiodati. Nessun americano è coinvolto. E' tempo che Mueller finisca questa ricerca del presidente e dica che il presidente Trump è completamente innocente”.

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