Incontro informale con Donald Trump, cena di Stato e, oggi, discorso al Congresso degli Stati Uniti riunito in seduta congiunta. La visita del presidente francese, Emmanuel Macron, si è articolata in vari momenti ma, davanti alle due Camere schierate, ha ribadito un concetto fondamentale: “Tra Stati Uniti e Francia c'è un legame profondo, fatto di comuni ideali e valori, ma anche una relazione di amicizia”. Parole importanti, pronunciate nel giorno in cui, nel 1960, il generale Charles de Gaulle si rivolse al parlamento americano. E, in occasione di tale anniversario, il leader dell'Eliseo lancia il suo obiettivo che è anche un po' la prossima sfida dell'asse Francia-Usa: “Dobbiamo costruire un nuovo ordine mondiale per il XXI secolo, basato sul multilateralismo”. E questo perché “non solo abbiamo gli stessi ideali ma c'è sempre stato un legame tra di noi”.
Clima e collaborazione
In questi tre giorni passati nella capitale statunitense, Macron ha rimarcato il legame e l'intesa con il presidente americano, una “relazione molto speciale” tanto da scomodare un paragone eccellente di qualche secolo fa: “Quando Voltaire e Benjamin Franklin si incontrarono a Parigi, si strinsero le mani e si baciarono sulle guance. Questo può ricordare qualcosa”. Un asse che, confronti a parte, pone Francia e Usa di fronte a una sfida da affrontare in modo congiunto, guardandosi dalla strada verso il nazionalismo, definito “un'illusione”, per restare aperti al mondo nel segno della collaborazione: Questo nuovo multilateralismo non è una minaccia per le nostre culture, ma anzi una loro affermazione, perché si basa sui valori che le hanno create”. Ma, al netto dell'intesa consolidata nel corso di questa visita, Macron ha insistito sulla teoria della non esistenza di un pianeta B sul quale trasferire gli esseri umani, lanciando un monito in relazione al surriscaldamento globale e dicendosi sicuro che gli Usa sceglieranno di rientrare negli accordi di Parigi.
L'Iran e il Medio Oriente
Poi il Medio Oriente, sul quale il presidente francese si è soffermato nella parte conclusiva del suo discorso, partendo dall'accordo sul nucleare iraniano: “Io ritengo che non dobbiamo abbandonare l’accordo che abbiamo firmato, la Francia non lo farà. Esso però può essere la base per negoziare una nuova intesa più ampia”. Un'intesa che verrebbe negoziata in base al cosiddetto programma Jcpoa, supportato da una presa di coscienza che tenga conto delle attività nucleari dell’Iran fino al 2025 e di quelle successive a tale anno, perché Teheran “non dovrà mai avere armi atomiche”. Ma anche monitorare lo sviluppo dei missili balistici e le interferenze destabilizzanti della Repubblica islamica nell’intera regione. Un modo per dire che un accordo con l'Iran potrebbe risultare un passo importante per la stabilizzazione dell'area mediorientale nel suo complesso.