Non era possibile che ciò che è accaduto in Ungheria fosse rimasto senza conseguenze. Infatti l’Unione europea ha tuonato contro la barriera lunga 175 chilometri e alta 4 metri per blindare il confine con la Serbia da cui continuano a entrare centinaia di migliaia di clandestini. “In Europa sono stati recentemente abbattuti dei muri – ha affermato Natasha Bertaud, portavoce del commissario Ue per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos – non abbiamo bisogno di costruirne di nuovi”.
“Sta agli Stati membri scegliere le misure per rendere sicure le frontiere, rispettando le regole internazionali e il principio di non respingimento dei richiedenti asilo”, ha osservato ancora Bertaud, aggiungendo però che “ci sono modi migliori” di quello ungherese e specificando che la Ue “non incoraggia la costruzione di barriere” né le finanzia. “Guardiamo con attenzione a ciò che accade alle frontiere ungheresi”, ha sottolineato la portavoce. E se i numeri salissero, “non escludiamo la possibilità” che il meccanismo d’urgenza che si vuole avviare per Italia e Grecia, si possa applicare anche all’Ungheria.
La situazione nel mondo è drammatica ora, infatti nel primo trimestre 2015 l’Unione europea ha dovuto fare i conti con 185mila richieste di asilo. Rispetto allo scorso anno sono cresciute dell’86%. I kosovari sono la prima nazionalità, quasi 50mila (26%), in testa a siriani (16%) e afghani (7%). Il maggior numero di domande in Germania (73.100, 40%), Ungheria (32.800, 18%), Italia (15.200, 8%) e Francia (14.800, 8%). Seguono Svezia (11.400, 6%), Austria (9.700, 5%) e Gran Bretagna (7.300, 4%). Il minor numero di richieste sono state presentate in Croazia (40); Lettonia, Lituania e Slovenia (45); Estonia e Slovacchia (50). Secondo Eurostat, il numero di richieste d’asilo nel primo trimestre 2015 è stabile rispetto all’ultimo del 2014, tuttavia se ci sono stati incrementi in Germania (+32%), Ungheria (+17%) sono fortemente diminuite in Svezia (-41%) e Italia (-28%), e più moderatamente in Gran Bretagna (-10%), Austria (-8%) e Francia (-5%). Dinnanzi a questi numeri, però, Bruxelles continua a temporeggiare. E per questo il governo di Viktor Orbàn ha deciso di difendersi alzando un muro per arginare i clandestini che arrivano dalla Serbia.