Malgrado tutti i rumor delle ultime settimane, trovo che la Nato abbia dimostrato di essere stata uno scudo protettivo della libertà”, ha detto la presidente eletta della Commissione europea nel suo discorso a Berlino sullo stato dell’Europa Europe nel 2019 a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino. Von der Leyen ha definito la Nato “la più potente alleanza di difesa del mondo”. Il giorno prima il presidente francese Emmanuel Macron aveva detto che la Nato è in stato di “morte cerebrale”. Le parole di Macron vengono interpretate da diverse fonti diplomatiche come una volontà della Francia di assumere un ruolo guida nella politica di difesa europea, soprattutto sul piano industriale.
Le ragioni di Parigi
Il clamoroso affondo del presidente francese Emmanuel Macron sullo stato di “morte cerebrale” in cui a suo parere si trova la Nato, hanno provocato l’intervento a favore dell'Alleanza atlantica da parte di Germania e Stati Uniti e il plauso della Russia. In Terris ha messo a confronto sullo stato di salute dell’asse strategico occidentale due dei più autorevoli esperti italiani di geopolitica e strategie militari: l’ex sottosegretario alla Difesa e presidente dell'Istituto Affari Internazionali, Stefano Silvestri e Gianandrea Gaiani, direttore responsabile della rivista di politica e analisi militare Analisi Difesa.
Perdita di credibilità
“Quella di Macron è una frase rivolta agli Stati Uniti, un grido di protesta e di denuncia per una Nato che non riesce più a corrispondere gli interessi dei suoi Stati membri Al tempo stesso è un invito ai partner europei a unirsi per garantire autonomamente la nostra difesa”, spiega a In Terris Gaiani che cito tre esempi di perdita di credibilità della Nato. Il ritiro dall’Afganistan deciso da Obama nel 2010 e attuato nel 2011-2014. “Di fatto si è trattato di una sconfitta della Nato da parte dei Talebani – afferma Gaiani -. Il ritiro delle truppe combattenti è stato mascherato con la scusa che era sufficiente da quel momento in poi addestrare le truppe afgane”. Poi il “golpe” in Ucraina “costruito nel 2014 dagli Usa con la complicità di alcuni paesi della Nato ricreando una guerra fredda con la Russia per volontà degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, a tutto svantaggio anche commerciale degli altri Stati europei”.
Interessi europei
Infine, terzo esempio, il caso Turchia nel 2019. “La Turchia è un paese membro della Nato ma rappresenta una delle principali minacce all’Europa per effetto del neo-ottomanesismo di un leader autoritario come Erdogan e del suo ricatto sul flusso dei migranti – afferma Gaiani -. La Turchia non è allineata agli interessi europei e ha invaso un pezzo di un altro Paese con il consenso degli Stati Uniti che già ne occupano abusivamente una parte”. Tutto ciò mina la credibilità della Nato. “Macron ha un’idea tutta sua di un’Europa di fatto a guida francese mentre la Germania ambisce a guidare l’Europa non solo sul piano economico ma anche su quello tecnologico-industrial-militare. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale la Germania, col Libro Bianco della Difesa del 2015, pretende di “superare vecchi pregiudizi” e di porsi alla guida anche militare dell’Europa”, sottolinea Gaiani.
Effetto Trump
Al tempo stesso, la debolezza della Nato, secondo Gaiani, è stata determinata dallo scarso interesse espresso da Trump che ha spesso accusato gli europei di “non pagare abbastanza” per la sicurezza offerta loro dall’ombrello nucleare statunitense e di non acquistare a sufficienza armi americane. L’obiettivo della Francia, quindi, con l’uscita dall’Europa della Gran Bretagna è quella di sostituire gli Stati Uniti come potenza di riferimento del Vecchio continente, grazie anche al fatto che Parigi è l’unica potenza nucleare della Ue.
Variabilità politica della Casa Bianca
Stefano Silvestri è stato presidente dell'Istituto Affari Internazionali, sottosegretario alla Difesa, consigliere del sottosegretario agli Esteri incaricato per gli Affari europei, e consulente della presidenza del Consiglio sotto diversi governi. Ha svolto e svolge lavoro di consulenza sia per il ministero degli Esteri che per quelli della Difesa e dell'Industria. E’ membro del Consiglio d'amministrazione della Federazione aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad) e della Commissione Trilaterale. “Il punto che Macron fa emergere con il suo affondo sulla Nato è come l’Europa possa avere un maggior ruolo nell’ambito dell’Alleanza atlantica- afferma Silvestri a In Terris -. Non è la prima volta che il presidente francese critica la Nato e a volte lo fa in accordo con la Germania a volte in disaccordo, a seconda dei toni usati e dei momenti. Quando i toni sono eccessivamente anti-Usa i tedeschi si dissociano, quando i toni sono più europeisti i tedeschi sono d’accordo con i francesi”. A complicare la situazione, secondo Silvestri, è “la variabilità della linea politica di Trump su Russia, Medio Oriente, Cina che lascia gli alleati a volte un po’ sconcertati”. Insomma, “la linea politica seguita dall’inquilino della Casa Bianca sacrifica l’alleanza atlantica e crea preoccupazione in Europa sull’effettiva disponibilità statunitense a proseguire l’impegno nella Nato”. Di volta in volta “Trump è stato corretto e moderato nelle sue uscite critiche verso la Nato dai suoi ministri degli esteri e della difesa ed ha sempre preso parte comunque ai summit dell’alleanza atlantica”. Resta il fatto, evidenzia Silvestri, che “Trump non vede nell’alleanza un grande valore aggiunto e questo è preoccupante per gli europei”.
I contraccolpi sull’Alleanza
“È comprensibile l’idea di un maggior ruolo internazionale dell’Europa e lo strappo di Macron potrebbe persino servire a rafforzare l’alleanza atlantica inviando a Trump un segnale di maggiore decisione- puntualizza Silvestri. Trump “ha più volte ricordato in maniera brusca agli alleati l’impegno a destinare il 2% del Pil alle spese per la difesa, ma finora questo impegno è stato messo nero su bianco nei documenti collettivi della Nato ma applicato dai paesi europei in maniera inferiore alle aspettative a causa delle loro difficoltà economiche”. Questa tensione tra Stati Uniti e partner europei sui costi della difesa “c’erano anche con gli altri presidente americani”, quindi “sotto questo profilo Trump segue una linea tradizionale”, ma “ci aggiunge una volontà ulteriore quasi per dire “se non lo fate allora l’impegno degli Statui Uniti viene meno”. E cioè “Trump si caratterizza per una posizione più dura, quasi ricattatoria, come se cercasse un pretesto per disinteressarsi della Nato”. Le parole di Macron, perciò” arrivano in un momento delicato di bilanci dal punto di vista dei rapporti interni all’alleanza atlantica”, osserva Silvestri. In una lunga intervista all'Economist, a poche settimane dal summit dell'Alleanza di dicembre a Londra, Macron ha denunciato senza mezzi termini che “stiamo vivendo la morte cerebrale della Nato”. Il riferimento era alla mancanza di coordinamento tra Europa e Stati Uniti e all'azione aggressiva in Siria della Turchia, un membro chiave dell'Alleanza Atlantica. “Non c'è alcun coordinamento del processo decisionale strategico tra gli Stati Uniti e i suoi alleati”, ha dichiarato il capo dell'Eliseo, “c'è un'azione aggressiva non coordinata da parte di un altro alleato della Nato, la Turchia, in un'area in cui sono in gioco i nostri interessi”.
Il freno della Merkel e l’esultanza di Putin
La cancelliera tedesca Angela Merkel è intervenuta, poco dopo, a moderare Macron: “Ha usato parole drastiche, che non collimano con la mia visione della cooperazione nella Nato. Non abbiamo bisogno”, ha aggiunto, dopo aver avuto un colloquio con il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, “di opinioni così generiche, anche di fronte all'esistenza di problemi ai quali bisogna applicarsi insieme”. Parlando alla stampa da Berlino, a fianco di Angela Merkel, il numero uno della Nato ha assicurato che l'Alleanza “è forte” e ha avvertito che ogni tentativo di allontanare l'Europa dal Nord America “rischia non solo di indebolire l'Alleanza, ma anche di dividere l'Europa”. Gli ultimi sviluppi in Siria hanno visto l'intervento militare turco contro le forze curde nel Nord, fortemente criticato da alcuni membri Nato come la Francia, ma reso possibile dal ritiro delle truppe Usa, ordinato dal presidente Usa Donald Trump. Per Macron, “politicamente e strategicamente dobbiamo riconoscere che abbiamo un problema”. Anche gli Usa non hanno condiviso l'allarme di Macron. “Credo che la Nato resti una delle partnership più cruciali e strategiche nella storia”, ha affermato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, nel corso di una visita a Lipsia. Ecco perché, ha aggiunto, “è un imperativo assoluto che ciascun Paese membro contribuisca in modo adeguato alla missione per una sicurezza comune“. L'unico plauso all'analisi impietosa di Macron è arrivato da Mosca, partner cruciale – a suo dire – con cui serve “riaprire un dialogo strategico”. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha definito quelle di Macron “parole d'oro” e “sincere, che riflettono l'essenziale, una definizione precisa dello stato attuale della Nato”. Il presidente francese però nella stessa intervista aveva pronunciato anche parole severe sulla Russia di Putin, il cui modello, a suo giudizio, è “insostenibile”.
I precedenti
Non è la prima volta che Macron ribadisce il concetto di una “Europa che deve avere la capacità di difendersi da sola”. E che la difesa sia un settore su cui Parigi punta da sempre non è un mistero. Nella fase di trattative per la formazione della commissione von der Leyen, Macron ha insistito per accorpare l'industria della difesa al portafoglio sul Mercato interno voluto da Parigi. Il commissario designato dall'Eliseo, Thierry Breton, dovrà passare l'esame delle commissioni parlamentari che il mese scorso hanno bocciato Sylvie Goulard. Bocciatura determinata, oltre che dalle fibrillazioni interne alla maggioranza Ursula, anche dalla posizione contraria dei parlamentari tedeschi (socialisti e popolari), che considerano troppo pesante il portafoglio francese. Von der Leyen, ricostruisce l’Agi, ha respinto la richiesta di spacchettare le competenze di Parigi, ma Berlino resta guardinga. Angela Merkel, a poche ore dalla diffusione dell'intervista del titolare dell'Eliseo si è affrettata a prendere le distanze dal presidente francese e ha chiarito che “il partenariato transatlantico è assolutamente indispensabile. Ci sono molti settori in cui la Nato funziona molto bene. Ed è qualcosa che dobbiamo coltivare, che dobbiamo sviluppare, su cui dobbiamo costruire”. Fonti Nato consultate dall'Agi non commentano direttamente le parole del presidente francese, limitandosi a ricordare la posizione espressa ieri dal segretario generale, Jens Stoltenberg, proprio accanto alla cancelliera tedesca. “Bene gli sforzi per rafforzare la difesa europea – ha detto il numero uno dell'Alleanza – ma mirare all'unità europea non può sostituire l'unità transatlantica”. Anche questa partita a Bruxelles si giocherà nei prossimi mesi e molto dipenderà dagli equilibri, dalla agibilità e dalla forza politica della nuova commissione una volta insediata a palazzo Berlaymont. La stessa von der Leyen, ex ministra della Difesa di Berlino, ricordano fonti europee, ha spinto molto per aumentare i finanziamenti al fondo di difesa europea fino ad arrivare alla Pesco, la Cooperazione strutturata permanente per aumentare l'efficienza e l'integrazione degli eserciti europei. E, evidenzia l’Agi, potrebbe giocare un ruolo di mediazione tra Parigi e Berlino.