Domenica di sangue in Indonesia. Una serie di esplosioni si sono verificate in tre diverse chiese nella città di Surabaya provocando almeno 10 morti e decine di feriti. Con ogni probabilità si tratta di un attacco di matrice jihadista. L'Indonesia è il più grande Paese a maggioranza musulmana del mondo ed è colpita dai attacchi di militanti islamici dal 2000, anche se il triplice attacco delle scorse ore è il più sanguinoso attacco degli ultimi anni.
“Avevano programmato di attaccare gli obiettivi della polizia l'11 maggio – ha spiegato a Metro Tv il portavoce dell'Agenzia di intelligence nazionale, Wawan Purwanto – ma poiché eravamo pronti, hanno scelto obiettivi alternativi“. La prima esplosione è avvenuta nella chiesa cattolica di Santa Maria alle 7.30 (in piena notte italiana). A seguire le esplosioni in una chiesa pentecostale e in una chiesa protestante con intervalli di una decina di minuti l'uno dell'altro. L'Isis ha rivendicato gli attacchi attraverso il suo organo di propaganda Amaq.
Kamikaze in famiglia
Emerge inoltre un particolare oltre modo inquietante, proprio nel giorno in cui in molti Paesi cristiani si celebra la Festa della Mamma. “A sferrare uno degli attacchi – ha svelato il portavoce della polizia, Frans Barung Mangara – è stata una donna velata che si è fatta saltare in aria insieme ai suoi due figli piccoli“. La polizia ha inoltre comunicato che tutti i kamikaze che si sono fatti esplodere appartenevano alla stessa famiglia, reduce dalla Siria, dove fino a poco tempo fa l'Isis controllava parte del territorio. Oltre alla donna con i bimbi piccoli, si è fatto esplodere anche il marito con altri due figli, di 16 e 18 anni.