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Il Venezuela ridotto alla fame

Il Venezuela è in piena crisi alimentare e la colpa è tutta del carburante. La concatenazione è ardita, ma rappresenta la realtà del Paese. La carenza di carburante ha, infatti, colpito il settore agricolo, principalmente basato sull'agricoltura intensiva effettuata con mezzi meccanici. Questo influisce sulla semina di nuove colture e impedisce il rifornimento nei mercati ortofrutticoli. Secondo quanto riportato da un'inchiesta del quotidiano The New York Times, la maggior parte degli agricoltori ha lasciato i campi incolti e ridotto le aree di piantagione. Sono aumentati, così, i campi incolti e centinaia di lavoratori del settore sono ridotti alla povertà, nonostante i loro sforzi per mantenere la produzione.

Produzione dimezzata

Secondo Fedeagro, che riunisce la maggior parte delle aziende agricole del Paese, entro la fine dell'anno le colture di mais e riso si ridurranno del 50% rispetto allo scorso anno. Il luogo simbolo della carestia in cui versa il Venezuela è il comune di Santiago del Pueblo Llano, un piccolo centro contornato dalle Ande che copre il 60% della produzione di patate e carote del Paese. Quest'anno, il raccolto è stato dimezzato rispetto al 2018: secondo la cooperativa agricola locale Trinidad, ciò è dovuto alla mancanza di carburante, che non permette il funzionamento di macchinari per la semina e la fertilizzazione delle piantagioni. E così, non è inusuale vedere lunghe file di contadini in attesa di ritirare carburante alla stazione di servizio: sono in 7.000 a doversi spartire soltanto 2.000 litri a settimana. In alcuni Stati come Tachira Mérida, nonostante il settore primario sia il principale,  si arriva a otto litri di carburante al mese. Ad essere penalizzate anche le piantagioni di riso, che non può raggiugere i centri di distribuzione. Problema analogo riguarda le piantagioni di canna da zucchero: quest'anno, la produzione ha toccato i cinque milioni di tonnellate: quasi un terzo rispetto al 2018 (12 milioni di tonnellate): “Il crollo è esponenziale – ha dichiarato Aquiles Hopkins, presidente di Fedeagro -. L'unica spiegazione possibile è che al governo semplicemente non importa”. Secondo alcune fonti, il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, avrebbe risposto a tale crisi investendo un totale di 35 milioni di dollari, per Fedeagro un “sussidio” insufficiente a fronteggiare il problema. 

Una crisi pluriennale

La mancanza di carburante è l'ultima manifestazione di una grave crisi che investe il Paese ormai da sei anni. Un paradosso, se si considera che il Venezuela è tra i Paesi che possono vantare le più estese riserve petrolifere del pianeta. Ma, accanto al crollo della produzione alimentare, sono calate anche le importazioni pro-capite: soltanto 303 milioni di dollari ad aprile 2019, un calo del 92% rispetto al 2012. A contribuire alla crisi, anche le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che hanno aumentato incredibilmente i prezzi delle materie prime alimentari, rendendo acluni prodotti inaccessibili, come carote e patate: una sacco di patate può, infatti, arrivare a costare cinque volte lo stipendio mensile venezuelano. Per molti venezuelani, dunque, fare un pasto doppio è diventato un lusso.

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