Entro tre mesi il governo del Nicaragua rilascerà 800 oppositori incarcerati. L'obiettivo del presidente Daniel Ortega è sia quello di rilanciare il dialogo politico, che ottenere la rimozione delle sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione europea.
L'accordo
A dare conferma dell'intesa raggiunta con Ortega è stato l'inviato speciale dell'Organizzazione degli Stati americani (Oas), Luis Angel Rosadilla, indicando la disponibilità del governo nicaraguense a rilasciare “tutte le persone detenute nel contesto delle proteste“. Il comunicato diffuso dalla presidenza fa riferimento ad un'intesa raggiunta con l'opposizione che prevede un processo negoziale in sei punti e chiede il sostegno della comunità internazionale per applicare gli accordi finali. “Un appello sarà rivolto alla comunità internazionale affinché sospenda le sanzioni vigenti per facilitare il diritto allo sviluppo umano, economico e sociale del Nicaragua, a favore delle categorie più vulnerabili della popolazione” recita la nota.
La crisi
Da aprile 2018 il Nicaragua è alle prese con una crisi politica che ha già causato 325 morti e attraversa una fase di recessione economica. Il gesto distensivo del governo dovrebbe consentire di rilanciare il dialogo con l'opposizione. Il processo di liberazione di 700 prigionieri politici – 807 secondo i numeri diffusi dall'opposizione – potrebbe prendere il via già questa settimana per durare 90 giorni. Il monitoraggio è stato affidato al Comitato internazionale della Croce Rossa. L'annuncio della liberazione dei detenuti è stato accolto da alcuni protagonisti della crisi come une “gesto di buona volontà“, mentre c'è chi sottolinea che alla fine Ortega abbia ceduto alle rivendicazioni dell'opposizione. Pochi giorni dopo la ripresa del dialogo, lo scorso 27 febbraio, erano stati liberati 150 prigionieri politici, ma per gli oppositori erano troppo pochi. A peggiorare una situazione già critica, la repressione da parte della polizia della manifestazione di sabato scorso per rivendicare la liberazione di altri detenuti. Più di cento partecipanti sono stati fermati, tra cui alcuni giornalisti che seguivano il corteo, mentre l'opposizione aveva nuovamente sospeso la sua partecipazione alle trattative di pace.