Una causa civile milionaria quella intrapresa dai Democratici contro il governo russo, alcuni membri dello staff della campagna elettorale di Donald Trump e anche Wikileaks. Un'accusa, quella dell'opposizione, che verte su una presunta cospirazione mirata a interferire nelle presidenziali americane al fine di danneggiare la candidata democratica, Hillary Clinton. Una nuova sfaccettatura dell'indagine sul Russiagate rivelato, ancora una volta, dal 'Washington Post' il quale, non più tardi di tre giorni fa, ha vinto il premio Pulitzer per i suoi scoop sulla vicenda. Nondimeno, ecco piovere dalle pagine del quotidiano della capitale un nuovo lato oscuro sulle interferenze che avrebbero minato il percorso di avvicinamento alle elezioni alla Casa Bianca del 2016.
Perez: “Assalto totale durante le presidenziali”
Secondo quanto emerso dalle pagine del 'Wp', l'obiettivo dei Democratici non sarebbe l'attuale presidente degli Stati Uniti, quanto più suo figlio primogenito, Donald Jr e il suo genero, Jared Kushner, oltre ad altri personaggi di spicco dell'entourage che curò la campagna elettorale del Tycoon, da Paul Manafort al suo ex vice, Rick Gates. Sarebbero stati proprio loro, ossia i dirigenti dello staff del candidato repubblicano, a intrattenere relazioni segrete con esponenti del governo e dell'intelligence russa, allo scopo di ottenere materiale con il quale ostacolare la campagna della democratica Clinton e favorire l'ascesa dello stesso Trump. In realtà nessuna accusa particolarmente nuova, se non per il fatto che, secondo i Democratici, a partecipare al complotto sarebbe stata anche Wikileaks. Come spiegato dal presidente del partito Tom Perez, “durante la campagna presidenziale 2016, la Russia lanciò un assalto totale alla nostra democrazia, e trovò un partner disponibile e attivo nella campagna di Donald Trump”. Questo, prosegue, “costituisce un atto di tradimento senza precedenti: la campagna di un nominee alla presidenza degli Stati Uniti alleato con una potenza straniera alleata per sostenere le sue chance di vincere”.
I russi coinvolti
Assieme a personaggi di spicco della campagna elettorale di Trump, anche alcuni esponenti russi sono stati coinvolti nell'offensiva legale del Partito democratico: tra questi, i miliardari Aras ed Emin Agalarov, i quali sono stati indagati come i possibili tramite fra lo staff dell'allora candidato repubblicano e il governo di Mosca, come del resto si evincerebbe dalle numerose mail nelle quali emerge il nome di Trump Jr, circolate prima dell'incontro alla Trump Tower del giugno 2016. Secondo gli accusatori, fu Rob Goldstone a informare il primogenito del Tycoon che gli Algarov erano in possesso di “informazioni di alto livello e sensibili”. Accuse insufficienti, secondo il comitato elettorale di Trump, a consentire l'istituzione di una causa multimilionaria che, spiegano, “è del tutto infondata e sarà respinta a tempo debito”.