L'estremo oriente tira un sospiro di sollievo. La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha annunciato la “sospensione” sine die del dibattito sulla controversa legge sulle estradizioni in Cina. Ha motivato la mossa “alla luce di quanto successo e, come governo responsabile”, in riferimento alle proteste di domenica e agli scontri di mercoledì tra polizia e manifestanti.
“Ora ricostruire la pace”
“Le nostre intenzioni erano sincere ed erano di colmare alcune lacune normative“, ha aggiunto Lam, che ha letto una dichiarazione di oltre dieci minuti prima in cantonese e poi in inglese, volendo ricostruire le ragioni della vicenda. “Forse non stiamo stati sufficientemente efficaci nella comunicazione, ma ora la priorità è quella di ricostruire la pace e l'ordine e la fiducia verso il governo“. In un primo momento, la volontà era di approvare la normativa e renderla effettiva a luglio, entro “l'attuale legislatura, ma ora non è più la priorità”, ha aggiunto Lam.
Il controllo di Pechino su Hong Kong
Intervistato da In Terris, il direttore di Asia News, Padre Bernardo Cervellera, aveva lanciato l'allarme sulla situazione politica del territorio ufficialmente autonomo rispetto a Pechino. “Il controllo della Cina sul piano politico, economico e religioso è sempre più forte – le sue parole -. Hanno diminuito drasticamente le libertà alle scuole cattoliche e di tutte le altre scuole religiose. Nonostante Carrie Lam sia una fedele praticante molti movimenti cattolici di base l’accusano di essere un fantoccio in mano a Pechino e di aver svenduto Hong Kong. Lei nega, ma fino ad ora è stata molto obbediente con le richieste che arrivano dal partito. Non è riuscita a ricucire la fiducia dentro la popolazione della città”. Secondo padre Cervellera, la popolazione “non può dire nulla sulla democrazia anche se i cinesi avevano promesso che entro il 2007 si sarebbe parlato di democrazia totale”.