E'ancora scontro tra manifestanti e vertici di Hong Kong. La governatrice della regione amministrativa speciale cinese, Carrie Lam, ha informato che esclude le sue dimissioni nonostante gli oltre due mesi di proteste pro-democrazia, ritenendo che la fase richieda “responsabilità” e che farà “tutto il possibile per ripristinare legge e ordine”. In conferenza stampa, Lam ha promesso “tolleranza zero contro la violenza” proseguendo “con la piattaforma di dialogo“. Ha detto di aver incontrato un gruppo di giovani, tra cui alcuni che hanno partecipato alle proteste. Mentre sulle richieste avanzate dal movimento “non è questione di non rispondere. E' questione di non accettare quelle domande”. Il governo “è ancora fiducioso di poter gestire i disordini in corso da due mesi” senza l'assistenza delle forze cinesi. E' la risposta che la Lam ha dato in merito a una domanda sul fatto che dichiarare lo stato di emergenza fosse più efficace che chiamare la guarnigione di Hong Kong dell'Esercito di liberazione popolare cinese.
21 feriti
I timori riguardano Pechino, che potrebbe tentare di intervenire direttamente contro le proteste. Lo scorso weekend è stato segnato da scontri fra polizia e manifestanti, bersagliati per la prima volta con cannoni ad acqua. Secondo quanto riferito in conferenza stampa dalla polizia locale, 21 agenti sono rimasti feriti negli scontri del fine settimana. Di questi, 16 solo domenica scorsa, tra cui uno che ha subito una grave emorragia dopo essere stato colpito alla schiena da un oggetto affilato. Altri cinque sono stati feriti sabato 24 agosto colpiti da mattoni. Secondo quanto riportato dall'assistente capo della polizia Mak Chin-ho, i manifestanti avrebbero usato armi potenzialmente letali per attaccare gli agenti, inclusi mattoni, pali di metallo, lunghi bastoni e bombe molotov. “Questi attacchi sono intenzionali, pianificati e organizzati”, ha specificato Chin-ho.