“Una pura provocazione”: per il ministro dell’Energia cipriota, Yorgios Lakkotypis, non ci sono altre definizioni per la presenza della nave turca di ricerche sismiche Barbaros nelle acque meridionali dell’isola. La zona è sotto lo stretto controllo delle autorità, viste l’esplorazioni che l’Eni sta conducendo in accordo con il governo di Nicosia, e la presenza di mezzi militari (spediti da Istanbul come scorta) non facilita il lavoro diplomatico.
Lakkotypis ha comunque precisato che i lavori dell’azienda italiana per lo sviluppo energetico di Cipro continueranno e che la questione dell’interesse turco per le risorse di idrocarburi presenti in quelle aree non “sarà nemmeno posta sul tavolo”, almeno finché non si troverà un accordo per la riunificazione dell’isola. Le trattative tra i due paesi sono state interotte proprio a causa della presenza dell’imbarcazione.
Cipro intende essere un “centro energetico del Mediterraneo orientale” ha poi spiegato il ministro, un obbiettivo da raggiungere attraverso l’esplorazione e lo sfruttamento delle riserve di idrocarburi della Zona economica esclusiva (Zee), e grazie buoni rapporti con i Paesi vicini (Libano, Israele ed Egitto) e le collaborazioni con i grandi gruppi internazionali tra cui l’Eni.
Dal 14 novembre scorso l’azienda energetica italiana ha avviato una serie di trivellazioni nella Zee in consorzio con la coreana Kogas (che detiene il 20 %delle quote dell’operazione). La presenza italiana nel Paese, ha chiarito Lakkotypis, è di estrema importanza per lo sviluppo energetico dell’isola.