Un Osama Bin Laden inedito quello che emerge dalle lettere scritte gli ultimi mesi della sua vita nel covo di Abbottabad. Il leader di al Qaeda sebbene circondato da alcuni familiari e dalle fedelissime guardie, si sentiva solo e trovava rifugio nei libri, nello spedire messaggi appassionati alle sue mogli o ai tanti figli. Ai suoi uomini dispensava alcuni consigli maturati durante il tempo dell’isolamento nella città pakistana, spiegando che era inutile perdere tempo con la costituzione di uno Stato islamico, ma era meglio concentrarsi sull’azione terroristica per colpire il più possibile obiettivi americani.
I segreti del leader di al Qaeda sono contenuti negli scritti che i Navy Seal sequestrarono dopo il raid ad Abbottabad n cui Bin Laden venne ucciso. Oltre cento documenti che gli uffici del Director of National Intelligence hanno deciso di rendere pubblici per rispondere all’accusa rivolta a Barack Obama di non aver detto tutta la verità sul caso Bin Laden. Nella sua biblioteca digitale si possono trovare letture come “Obama’s War” di Bob Woodward o le opere dell’americano Noam Chomsky, filosofo anarchico del Massachussetts Institute of Technology. I documenti restituiscono l’immagine di un leader desideroso ancora di compiere progetti sanguinosi contro gli Stati Uniti, ma allo stesso tempo un marito e un padre affettuoso e premuroso. Quanto al suo ruolo di capo indiscusso del movimento jihadist, alcuni dettagli emergono dalle lettere scritte ai militanti in Yemen e in Nordafrica: “Dovete smetterla di insistere sulla formazione di uno Stato islamico – si legge nei documenti – attaccate invece le ambasciate Usa, in Togo, in Sierra Leone. E colpite i siti dove operano le compagnie petrolifere americane. Evitate invece obiettivi come i militari e le forze di polizia locali”.
Quella contro gli americani era per Bin Laden una vera ossessione che non gli permetteva di vedere come dopo le rivoluzioni della primavera araba stava nascendo una nuova generazione di jihadisti, il cui potere prima ancora che nell’uso di armi o bombe risiede nella propaganda universale che sempre più sta prendendo piede grazie ai nuovi mezzi di comunicazione. Così, i documenti raccolti dal Navy Seal ci presentano un leader ormai vinto ma non per questo finito, intento a progettare un nuovo attacco contro l’America per i dieci anni dall’attentato alle Torri Gemelle. Per fare questo Bin Laden cercava finanziamenti e nuovi militanti per i quali aveva preparato moduli specifici a modi “colloquio di lavoro”: “Quali sono i tuoi hobby? Saresti disposto a fare il kamikaze? Chi dobbiamo contattare se diventi un martire?”. Tra le lettere personali spicca il carteggio con il figlio Hamza, con il quale non aveva contatti da otto anni ma che riteneva essere il suo possibile successore. In quel periodo infatti il leader di al Qaeda, sapendo di essere in pericolo di morte, stava preparando il futuro dell’organizzazione terroristica sperando di lasciare ad Hamza la sua eredità.