Stavolta sembra davvero che tocchi a Fayez al-Serraj, leader del governo di unità nazionale libico, a tentare di percorrere la via diplomatica attraverso un colloquio con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Dopo la visita del generale Haftar, che aveva di fatto fatto depennare dall'agenda del leader della Tripolitania la tappa a Roma, il nostro Paese torna a vestire i panni del mediatore con la speranza che l'incontro con Serraj possa portare qualche risultato in più rispetto a quello avuto dal premier con l'uomo forte della Cirenaica. Arriverà nel pomeriggio il presidente libico, e lo farà di persona al netto delle voci di qualche ora fa che volevano al suo posto il ministro degli Esteri del governo di accordo nazinoale. Serraj sembra aver definitivamente messo in archivio l'irritazione per la visita di Haftar a Roma, scegliendo di seguire personalmente gli sviluppi del tentativo diplomatico dell'Italia per la risoluzione della crisi in Libia.
La situazione
A ogni modo, per Serraj Roma sarà solo la prima tappa di una tre giorni che lo vedrà impegnato in Turchia (dove è previsto un incontro con Erdogan, alleato anche sul campo nell'ambito del conflitto civile) nella mattinata di lunedì, mentre nel pomeriggio dello stesso giorno dovrebbe spostarsi al Cairo per un incontro con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Una serie di appuntamenti in agenda che hanno tutti lo scopo di convincere le parti in causa a far cessare le armi per tentare di ripristinare la via del confronto pacifico, in un momento in cui i rapporti fra Serraj e Haftar sono ai minimi storici. Il leader di Tobruk ha respinto al mittente l'invito congiunto di Russia e Turchia al cessate il fuoco, intensificando le operazioni nela zona ovest di Tripoli dove, dopo aver occupato Sirte, si pone l'obiettivo di prendersi anche Misurata, storicamente fedele a Serraj. In questa zona starebbero al momento infuriando gli scontri principali e, addirittura, notizie non confermate hanno riferito della morte dei primi soldati turchi fra quelli inviati da Erdogan a supporto delle forze militari del governo di accordo nazionale. Segno evidente di come ai ripetuti appelli per far tacere le armi serva una sterzata concreta per risolvere l'impasse: l'Europa valuta un embargo sull'ingresso delle armi in Libia ma senza il cessate il fuoco anche questa resta un'ipotesi.