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Congelati i conti dei principi arrestati 

Prosegue il giro di vite contro la corruzione in Arabia Saudita. Dopo il blitz che ha portato all'arresto di 38 fra ministri, vice mnistri ex ministri e potenti uomini di affari, il governo di Riad ha disposto il congelamento dei conti delle persone finite in manette. Il Centro Saudita per le Comunicazioni Internazionali fa sapere che le somme di denaro che si riveleranno legate a casi di tangenti saranno rimborsate al Tesoro Generale dell'Arabia Saudita

Rimossi dall'incarico, e già sostituiti, il principe Miteb bin Abdullah, già capo della Guardia Nazionale e il ministro dell'Economia e della Pianificazione Adel Fakeih. Il primo con il principe Khalid bin Ayyaf, il secondo con il suo vice, Mohammad al-Tuwaijri. Gli arrestati sono detenuti in hotel 5 stelle della capitale Riad, alcuni al Ritz-Carlton – dove sono state state tagliate le linee telefoniche – anche se il procuratore generale Abdullah bin Mubarak Al-Mujeb ha tenuto a precisare che non riceveranno alcun trattamento speciale dovuto alle loro “posizioni”. I reati contestati ai singoli non sono stati resi noti nei dettagli ma l'ordinanza reale spiega che ha istituito il comitato “a causa delle tendenze di alcune persone all'abuso, mettendo il loro interesse personale al di sopra di quello pubblico, e distraendo fondi pubblici”. Definizione difficile da decodificare considerato l'intreccio inestricabile di soldi e potere di cui ciascun membro dei reali sauditi è titolare.

L'obiettivo di Mohammed bin Salman, erede al trono posto al vertice del Comitato anti-corruzione di Riad, è evidentemente quello di completare la concentrazione nelle sue mani dei nodi chiave di economia, difesa e politica estera facendo fuori nemici conclamati e potenziali e accreditando in contemporanea il suo profilo di modernizzatore con iniziative come quella, annunciata di recente, della concessione della patente alle donne e dell'autorizzazione a entrare negli stadi. Nella strategia dichiarata dal principe ereditario anche la promozione del “vero Islam, una religione moderata e pacifica”. “Non perderemo anni avendo a che fare con gli estremisti”, aveva detto qualche giorno fa rivolgendosi più o meno indirettamente alla parte più oltranzista del clero wahabita. Vice premier e ministro della Difesa, Mohammed bin Salman ha annunciato pochi giorni fa il lancio di Neom, un progetto per ammodernare il regno nell'ambito del programma di riforme “Vision 2030“, con investimenti mirati sulla qualità della vita, energia, acqua, mobilità, tecnologia, intrattenimento, nell'ottica di diversificare oltre il petrolio l'economia del Paese, grande alleato degli Stati Uniti. Ma la vera novità è la fine della “concertazione” con cui, finora, venivano gestiti i dissensi interni alla famiglia reale. Una dimostrazione di forza con una discontinuità rispetto al passato le cui implicazioni sono tutte da verificare.

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