Anche Cile e Brasile hanno annunciato di disconoscere la legittimità del presidente venezuelano, Nicolàs Maduro, che ieri ha giurato a Caracas per un secondo mandato di sei anni. Tra i Paesi latinoamericani critici anche Argentina, Colombia, Ecuador, Perù e Paraguay.
Prese di posizioni
“Il Cile non riconosce la legittimità del regime di Maduro” ha dichiarato il presidente cileno Sebastián Piñera in una nota. Questo perché, ha aggiunto, è giunto al potere “in modo illegittimo, come risutato di una elezione che non ha risposto ai requisiti minimi e necessari” di una elezione “libera, democratica, trasparente e con presenza di osservatori internazionali”. Da parte sua il ministero degli Esteri brasiliano ha diffuso un comunicato ufficiale in cui ha definito “illegittimo” il governo di Maduro. Dopo aver precisato di voler riconoscere l'Assemblea nazionale come “unico organo costituzionalmente eletto“, il comunicato conclude segnalando che “il Brasile continuerà a lavorare per la restaurazione della democrazia e dello stato di diritto in Venezuela e proseguirà il coordinamento con tutti i soggetti impegnati per la libertà del popolo venezuelano“.
Superpotenze contro
Maduro ha a più riprese accusato diversi Paesi sudamericani di essere “satelliti” degli Stati Uniti. Sotto questo aspetto vanno registrate anche le accuse di Mosca, che ha denunciato la “linea sfrontata di Washington verso la formazione anticostituzionale di strutture di governo alternative in Venezuela” e “il rafforzamento delle sanzioni che provocano il deterioramento delle condizioni socioeconomiche” del Paese sostenendo che rappresentino “un'aperta violazione della sovranità del Venezuela“. Ieri, nel giorno dell'insediamento di Nicolas Maduro per un secondo mandato presidenziale di sei anni, il consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, John Bolton, ha dichiarato che “gli Usa non riconosceranno l'investitura illegittima della dittatura di Maduro e continueranno ad aumentare la pressione su questo regime corrotto, a sostenere l'assemblea nazionale democratica e a chiedere la libertà e la democrazia in Venezuela”.