Dovevano essere cinque invece sono state sette ore, lunghe e intense: un vero e proprio Consiglio fiume quello del Gabinetto di Theresa May, chiamato a fare il punto della situazione dopo il naufragio di altri quattro tentativi di proporre all'Ue un piano alternativo a quello della premier sulla questione Brexit. Finite le sette ore, da May arriva la soluzione: “Dobbiamo trovare un compromesso sulla Brexit, questa situazione non può andare avanti. Perciò chiederemo l'estensione dell'art. 50″. Questo significa prolungamento a oltranza ma, più concretamente, l'allontanamento momentaneo della mina vagante del No deal. Ma, nonostante la portata della decisione, non sembra essere questa quella più importante presa dalla premier: “Mi offro di sedermi a un tavolo con lui e di trovare un piano insieme per la Brexit”, dice ancora. Il riferimento è al grande rivale, Jeremy Corbyn.
La strategia
Quello della premier è un invito a confrontarsi in nome “dell'interesse comune per la Nazione”, lamentando una “divisione” all'interno della stessa. Necessario, quindi, “trovare un compromesso” fra le parti, chiamate a cavare d'impaccio il Regno Unito e far stare tranquilli i cittadini britannici sugli effetti post-Brexit. In questo senso, per la premier è fondamentale evitare il No deal e, per far questo, parlarne con i laburisti sembra essere l'unica soluzione. E chissà che la strategia non possa essere proprio questa: parlare con Corbyn, buttare giù un piano alternativo e proporlo a un Parlamento che, a quel punto, potrebbe improvvisamente apparire in grado di fornire un voto perfettamente bipartisan. Il problema, semmai, sarebbe proprio nei Tory che, improvvisamente, verrebbero accantonati da May per cercare invece un accordo coi laburisti. Va detto che, però, la mossa della premier si inserisce probabilmente nel momento più critico del suo rapporto con il partito.
La chance di Corbyn
Resta da capire cosa deciderà il leader Lab: Corbyn finora ha dimostrato di volerla la Brexit ma è anche vero che, a più riprese, la sua linea non è apparsa ben chiara nemmeno ai propri compagni di avventura. L'occasione che May offre è di quelle importanti: se Corbyn dovesse decidere di partecipare a un confronto e all'eventuale redazione di un nuovo piano Tory-Lab potrebbe quasi diventare improvvisamente lui stesso la soluzione. Dovessero riuscire a superare le divergenze e a far centro con un nuovo piano, allora tutto bene. In caso contrario, May dovrà chiedere il rinvio a lungo termine con una solida giustificazione. Tutto sta nel capire se l'Europa lo concederà o meno.