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Brexit, le conseguenze per gli italiani

Londra è la tredicesima città in cui vivono più italiani. La capitale britannica supera persino capoluoghi di regioni come Venezia, Trieste e Catanzaro. Come dimostra efficacemente questo dato, la Brexit non può non interessare anche l'Italia. L'iter di divorzio del Regno Unito dall'Ue, infatti, viene seguito con attenzione e preoccupazione da centinaia di migliaia di nostri connazionali emigrati e dalle loro rispettive famiglie. Le alternative possibili, a tutt'oggi, appaiono due: il via libera al “Chequers plan” proposto da Theresa May, premier sempre più debole ed incapace di contenere la fronda interna dei Tories più scontenti; o uno scenario senza alcun accordo con l'Ue, quel “no deal” paventato continuamente nei suoi discorsi dall'attuale leader dei conservatori. Sono molti a chiedersi quali saranno, in un caso o nell'altro, le conseguenze della Brexit sulla situazione degli italiani nel Regno Unito. Per cercare di fare chiarezza sulla sorte dei nostri connazionali d'Oltremanica, In Terris ha intervistato il deputato Simone Billi, parlamentare eletto all'estero nella circoscrizione Europa, con un forte legame nella comunità italiana di Londra. 

Onorevole Billi, Lei conosce bene la realtà degli italiani nel Regno Unito: può dirci con quali aspettative, paure e speranze stanno vivendo la vicenda Brexit?
“La comunità italiana è composta da 350 mila iscritti all'A.i.r.e. (Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero) a cui si aggiungono, secondo valutazioni del Consolato, ulteriori 350 mila persone non registrate. Quindi, sono circa 700 mila gli italiani residenti nel Regno Unito. Per loro, la Brexit è una grossa incertezza. Alla fine di marzo Londra uscirà dall'Europa e a dicembre del 2020 finirà il periodo transitorio, quindi il divorzio sarà effettivo. Gli italiani che già oggi sono residenti e lavorano stabilmente non avranno problemi. Invece, per quelli che arriveranno da dicembre 2020 in poi sicuramente sarà più difficile trovare lavoro e gestire la quotidianità”.

Agli italiani residenti conviene di più l'attuazione del piano della May o uno scenario da 'no deal'?
“L'accordo con la May è l'unico sul tavolo delle trattative, quindi l'unico che li può garantire”.

Dal momento che le conseguenze del negoziato interessano anche la vita dei nostri connazionali d'Oltremanica, ci saranno trattative specifiche tra il governo britannico e quello italiano o la questione sarà demandata a quelle generali in corso tra Londra e Bruxelles?
“La Brexit è un accordo che deve essere portato avanti dal Regno Unito e dall'Unione Europea. L'Italia non entra direttamente nelle discussioni e nel tavolo delle trattative. Chiaramente, l'Italia è interessata indirettamente perchè i parlamentari europei italiani prendono parte a questo tavolo. Noi da Roma dobbiamo monitorare e vigiliare affinchè gli interessi della comunità italiana e dell'export siano tutelati”.

Qual è la situazione attuale del Consolato di Londra? E' in grado di gestire il prevedibile boom di domande che arriverà quando la Brexit sarà una realtà effettiva?
“Considerando la presenza di 700 mila italiani stimati nel Regno Unito si può facilmente prevedere che con la Brexit ci sarà un incremento esponenziale di iscrizioni all'A.i.r.e. Questa tendenza si è gia manifestata in questi due anni successivi al referendum. Già oggi il Consolato di Londra è depotenziato ed ha bisogno di personale, figuriamoci di qui ai prossimi mesi. C'è bisogno, dunque, di un aiuto e noi, anche con la finanziaria, stiamo cercando di darglielo. Non voglio fare false promesse, ma posso assicurare che ci stiamo lavorando”.

Nell’anno accademico 2016-2017 sono stati oltre 13 mila gli studenti italiani iscritti nelle università del Regno Unito. Cosa succederà su questo fronte?
“Ad oggi non ci sono risposte certe per quanto riguarda le questioni più dettagliate. La Brexit si compone di due step di cui il primo è rappresentanto dall'agreement accettato dall'Unione Europea e che passa ora alla votazione del Parlamento britannico. Questa prima fase, però, è molto generale. Nell'agreement si dice che tutti gli stranieri già residenti avranno gli stessi diritti; da questo punto di vista, quindi, sembrerebbe che gli italiani che vivono lì saranno salvaguardati. Tuttavia, in esso non si scende nei dettagli su quello che avverrà per quanto riguarda le questioni più specifiche come le tasse universitarie o l'assistenza sanitaria. Per questi aspetti dovremo attendere il secondo step. Poi, una volta che il Parlamento di Londra e quello europeo avranno dato entrambi il loro voto favorevole, ci sarà la fase due in cui si valuterà come mettere in pratica la Brexit. Si possono già immaginare, però, delle linee guida: per esempio, l'ambasciatrice britannica a Roma ha detto più volte che gli studenti stranieri verranno protetti e che il divorzio dall'Ue non andrà ad inificiare la proficua collaborazione con l’Italia per quanto riguarda gli scambi scientifici e culturali”.

 

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