Dopo le 13 incriminazioni arrivate nei giorni scorsi e la sempreverde polemica sul fatto che sia valida o meno, l'indagine sul Russiagate prosegue e, dopo i russi, mette nel mirino gli americani. Le ombre delle infiltrazioni russe durante le presidenziali, infatti, incombono sempre più minacciose su Jared Kushner, genero e consigliere del presidente Trump. Il procuratore speciale Robert Mueller, infatti, starebbe indagando su alcuni contatti che il marito di Ivanka avrebbe intrattenuto con la Cina: nel mirino, in particolare, i presunti rapporti con il presidente e altri mangare del gruppo assicurativo “Anbang Insurance”, avuti circa una settimana dopo l'elezione di Trump. A rivelarlo è stata la Cnn, la quale ha riportato fonti anonime ma vicine all'indagine.
L'indagine su Kushner
A convogliare su Kushner, i dubbi legati alle sue connessioni cinesi durante il periodo di transizione presidenziale, i quali sarebbero stati invitati a investire sulle diverse società della famiglia, peraltro già in passato vicine a organizzazioni russe con le quali i Kushner avevano rapporti commerciali. Nel suddetto incontro, avvenuto quando Donald Trump era presidente solo “in pectore”, il consigliere avrebbe incontrato un investitore del Qatar, l'ex primo ministro Hamad bin Jassim Al Thani, potenziale investitore nel quartier generale della Kushner Companies. Negli stessi giorni, il genero di Trump avrebbe incontrato i dirigenti della “Anbang” (che possiede anche il Waldofr Astoria Hotel), sempre al presunto scopo di ricevere finanziamenti per le sue società. In tali interscambi e relazioni prolungate, Kushner sarebbe divenuto il tramite fra governi stranieri e il neoeletto Donald Trump.
Riflettori
Di certo, sotto il mirino dei riflettori di Mueller il marito di Ivanka Trump è in buona compagnia: anche Richard Gates, ex consigliere delle presidenziali del Tycoon, ha assunto una posizione di rilievo nell'indagine, dicendosi disponibile a testimoniare contro Paul Manafort che di quella campagna era il capo. Secondo quanto rivelato da testate come il “Los Angeles Times”, Gates sarebbe già pronto a dichiararsi colpevole dell'accusa di frode che grava su di lui (sarebbe il terzo, dopo Papadopoulos e Flynn, ad accordarsi con il procuratore) parlando delle presunte transazioni illegali. Insomma, dopo aver toccato la Russia, il caso ritorna prepotentemente negli Stati Uniti, segno evidente di un'indagine che, nonostante i batteibecchi con il presidente, continua la sua corsa anche nell'entourage del presidente.