Rimarrà aperta fino al 31 luglio la mostra, appena inaugurata, “Primitivo e contemporaneo” allestita a Spoleto, nello spazio di via della Salaria Vecchia 5. La preziosa collezione di “opere primitive”, come si intuisce dal nome della mostra, e costruita negli anni dalla passione di Carmen Moreno per le culture tribali di Africa e Asia, si confronta con le opere di artisti contemporanei come Paolo Martellotti, Serge Uberti e Rafael Vanegas in un dialogo non occasionale. A legare questi artisti con la collezione Moreno è l’appartenenza a una stessa “tribù metropolitana” fatta di codici di appartenenza e di espressione, percorsi decisamente affini che garantiscono la proficuità del dialogo, la non arbitrarietà delle scelte.
Gli oggetti della collezione costituiscono le tappe di un percorso ascensionale, non a caso lo spazio dell’allestimento si sviluppa su tre livelli, un’esposizione nella quale si incontrano le misteriose sculture di Martellotti, le porte sacre e i vascelli volanti di Uberti e i ‘fiori del male’ di cui Vanegas inonda i suoi quadri. Circa 50 opere contemporanee insieme a una trentina di pezzi “primitivi” e preziosi, come maschere rituali, tessuti antichi, sculture e idoli, aboliscono i tradizionali confini cronologici perché tutto è uguale a tutto e tutto ed è contemporaneo qui e ora, in una feconda contaminazione.
Questo strano connubio, che è già stato esposto nelle vertine di Valentino a Roma, Milano, New York, Parigi, Hong Kong e Londra, si arricchisce ora di un altro possibile dialogo estetico, questa volta con la collezione della maison Moreno ispirata all’Africa. A Spoleto il modulo si è sviluppato, complice anche l’aria della città che ospita, per la 59ª volta, il Festival dei Due Mondi e così fortemente segnata dalla presenza del contemporaneo in dialogo permanente con la memoria storica.