Dopo l’assegnazione dei Premi Nobel per la Medicina e la Fisica, oggi è toccato alla Chimica: l’onorificenza è stata conferita Jacques Dubochet, Joachim Frank e Richard Henderson, insigniti del premio per il loro contributo allo studio sulla struttura tridimensionale delle molecole biologiche. Il lavoro dei tre analisti si è concentrato, in particolar modo, sulla messa a punto di un metodo di osservazione denominato microspia crioelettronica, sviluppato a inizio anni ’90 e, via via, migliorato sensibilmente fino a raggiungere la determinazione “in alta definizione delle strutture delle biomolecole”.
Un metodo rivoluzionario
Una tecnica scientifica che ha permesso agli sperimentatori, Henderson, Frank e Dubochet, di osservare da vicino biomolecole come le proteine, ma anche il Dna o l’Rna, a seguito di un “congelamento” messo in atto con il metodo della vitrificazione. Un sistema che consente alle molecole di conservare il loro aspetto naturale, favorendo l’osservazione di relazioni spaziali fra diverse di queste. Grazie a questo sistema è stato possibile monitorare e analizzare comportamenti e strutture di proteine di grande rilevanza scientifica, come quelle che consentono a un determinato batterio di resistere al trattamento antibiotico. Un’osservazione “nel dettaglio” finora senza precedenti nel campo delle analisi chimiche sulle biomolecole, ora accessibili fin nella loro struttura atomica.
La microspia
Per quanto riguarda il singolo apporto dei tre Nobel alla causa comune, gli scienziati hanno sviluppato rispettivamente una tecnica al microscopio elettronico per generare un’immagine tridimensionale di una proteina (Henderson nel 1990), l’applicazione di tale tecnologia (Frank) e l’intuizione dell’aggiunta di acqua alla microspia elettronica (Dubochet). Tre tappe fondamentali di uno studio ventennale,coinciso con una vera e propria svolta nel campo dell’analisi molecolare. Sempre a Dubochet, si deve la messa a punto del processo di vitrificazione dell’acqua, applicata a inizi anni ’80 raggiungendo il risultato della solidificazione attorno a un campione biologico. Un notevole passo avanti per la chimica che, di fatto, ha messo in archivio il metodo della cristallografia ai Raggi X, sviluppato negli anni ’50, a favore di una più precisa e infinitamente più dettagliata microspia crioelettrica.