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In mostra a Firenze le carte del genio della Sistina

Michelangelo e i Medici attraverso le carte dell'archivio Buonarroti” è la mostra che si terrà alla Casa Buonarroti di Firenze dal 19 novembre al 9 marzo 2020, a cura di Alessandro Cecchi con la collaborazione di Elena Lombardi e Marcella Marongiu, per celebrare i 500 anni dalla nascita del duca Cosimo I de' Medici, (Firenze 1519 – 1574) e di Caterina de' Medici, regina di Francia (Firenze 1519 – Blois, 1589).  Museo e monumento, luogo della memoria e della celebrazione del genio di Michelangelo, e insieme fastoso apparato barocco ed esposizione delle ricche collezioni d’arte della famiglia, la Casa Buonarroti è una delle più singolari occasioni di visita tra le realtà museali fiorentine e offre, in primo luogo, l’emozione di ammirare due celebri rilievi marmorei, capolavori della prima giovinezza di Michelangelo, la Madonna della scala, testimonianza intensa dello studio appassionato di Donatello, e la Battaglia dei centauri, segno eloquente di un amore mai sopito per l’arte classica. Ma non meno significativo, per chi varca il portone del palazzo secentesco di via Ghibellina 70 a Firenze, è collegare le opere michelangiolesche con le vicende secolari della famiglia Buonarroti, che si è prodigata per ampliare la dimora, per abbellirla, per conservarvi preziose eredità culturali (tra cui l’importante Archivio e la Biblioteca), per raccogliervi rare collezioni d’arte: dipinti, sculture, maioliche, reperti archeologici distribuiti oggi nei due piani del Museo.

Incarichi prestigiosi

“Le carte dell'archivio michelangiolesco, pressoché sconosciute al grande pubblico, consentono di seguire le varie tappe della lunga e operosa vita del sommo artista, morto a Roma nel 1564 all'età eccezionale per i suoi tempi di 89 anni – riferisce Adnkronos -. Il rapporto con i Medici iniziò con la protezione accordata da Lorenzo il Magnifico al giovane Michelangelo che realizzò per lui i due rilievi della Madonna della Scala e della Battaglia dei Centauri, rimasti alla famiglia, in Casa Buonarroti, dopo la morte del committente nel 1492. Continuò poi nel secolo seguente, con incarichi prestigiosi come la commissione della facciata della chiesa di San Lorenzo (1516-1520) da parte del figlio di Lorenzo, il cardinal Giovanni, divenuto papa Leone X nel 1513”. Il pontefice, sottolinea l’Adnkronos, delegò ben presto al cugino Giulio de' Medici, cardinale di Santa Romana Chiesa e suo Vicecancelliere, i rapporti con Michelangelo per i lavori nel complesso monumentale di San Lorenzo, che gli premevano particolarmente, ma di cui non vide la fine per il sopraggiungere della morte, nel 1521.

Verso Roma

Divenuto papa due anni dopo, col nome di Clemente VII, Giulio ne raccolse l'eredità, riprendendo ad occuparsene personalmente, senza miglior fortuna, considerata l'entità e la contemporaneità delle imprese, rimaste incompiute alla sua morte, nel settembre del 1534, quando l'artista lasciò per sempre Firenze per stabilirsi a Roma.  Diversi documenti in mostra, attestano rapporti diretti del Medici col Buonarroti, come la lettera indirizzatagli il 23 dicembre del 1525, con una postilla di mano del papa: “Tu sai che li pontefici non vivon molto; et noi non potremo, più che facciamo, desiderare vedere, o almeno intendere, essere finite la cappella con le sepulture delli nostri et anche la libreria”. Nella maggior parte dei casi, però, vennero impiegati intermediari quali Domenico Buoninsegni e Giovan Francesco Fattucci, incaricati di seguire i lavori per la facciata, la costruzione della Sagrestia Nuova, destinata ad accogliere le spoglie mortali di Lorenzo il Magnifico (Firenze 1449-1492) e Giuliano suo fratello (Firenze 1453 -1478) e dei duchi prematuramente scomparsi Giuliano, figlio del Magnifico (Firenze 1479 – 1516) e Lorenzo, suo nipote e figlio di Piero il Fatuo (Firenze, 1492 – 1519) e la realizzazione della Biblioteca Laurenziana, compiuta solo molti anni dopo, in età cosimiana.

La cacciata della dinastia

“Alla progettazione della facciata si riferiscono alcuni disegni di Michelangelo e un grandioso modello ligneo, esposto in Casa Buonarroti e diversi documenti scelti per l'esposizione, fra cui i contratti con i cavatori di marmi sulle Alpi Apuane, e il documento, fra i Ricordi, in data 10 marzo 1520, che sancisce l'abbandono dell'impresa voluto da Leone X, con il riepilogo di quanto percepito da parte dell'artista- sottolinea Adnkronos-. La Sagrestia Nuova impegnò notevolmente Michelangelo dagli anni venti fino al 1534, con un'interruzione dei lavori dovuta alla cacciata dei Medici e all'avvento della seconda Repubblica, come risulta dalle carte d'archivio, in parte esposte. Rimase incompiuta alla morte di Clemente VII e venne completata soltanto molti anni dopo al pari della Libreria Laurenziana, che doveva dare una degna sede alla ricca collezione medicea di incunaboli e manoscritti”. Della complessa progettazione di questo edificio monumentale, annesso alla basilica di San Lorenzo, resta testimonianza nel carteggio scambiato con Michelangelo. Un altro capitolo, documentato da un ricco carteggio, riguarda Cosimo I de' Medici, duca di Firenze che, per un decennio, tentò invano di convincere l'anziano e riottoso artista a far ritorno in patria, accontentandosi infine, a malincuore, di servirsene a distanza. Gli chiese infatti pareri, disegni e modelli per il completamento della scala del Ricetto della Libreria Laurenziana, la progettazione di San Giovanni dei Fiorentini, e la trasformazione del Palazzo della Signoria in residenza ducale, Michelangelo si rifiutò sempre di lasciare l'Urbe, adducendo a scuse l'età avanzata e l'obbligo morale e materiale della cura della Fabbrica di San Pietro.

Il carteggio con la regina di Francia

“L'artista venne interpellato anche dalla figlia di Lorenzo, duca d'Urbino, Caterina, sposata nel 1533 ad Enrico II di Valois, delfino di Francia, e rimasta nel 1559 vedova di lui, ch'era divenuto re di Francia. Il desiderio di celebrare il consorte con un monumento equestre in bronzo su disegno di Michelangelo si sarebbe realizzato solo parzialmente, ad opera di Daniele da Volterra – ricostruisce l’Adnkronos -. Restano due lettere della sovrana a Michelangelo e altre di suoi emissari, esposte in mostra”. Nel 1563 Michelangelo fu nominato, dal duca Lorenzo, capo della neonata Accademia delle Arti del Disegno. Sarebbe morto l'anno seguente, il 18 febbraio, a Roma, nella sua Casa di Macel de'Corvi, dopo aver invano chiamato al suo capezzale il nipote Leonardo di Buonarroto, suo erede universale, con una lettera di Daniele da Volterra, in mostra, da lui co-firmata, con mano malferma, il 14 febbraio del 1564.

I fogli autografi

Al piano nobile di Casa Buonarroti a Firenze, una sala appositamente attrezzata espone a rotazione piccoli nuclei della Collezione di disegni autografi di Michelangelo di proprietà della Casa, costituita da duecentocinque preziosi fogli. Ne tracciamo rapidamente la storia. In un passo famoso della Vita di Michelangelo Giorgio Vasari racconta, a testimonianza del suo desiderio di perfezione, che l’artista, prima di morire a Roma nel 1564, volle bruciare “gran numero di disegni, schizzi e cartoni fatti da man sua, acciò nessuno vedessi le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto“. Per fortuna, non pochi disegni di Michelangelo erano rimasti a Firenze, presso la famiglia, alla data della sua morte, e altri ne recuperò a Roma il nipote Leonardo; il quale tuttavia, per esaudire i desideri collezionistici del duca di Toscana Cosimo I dei Medici gliene donò un buon numero, intorno al 1566, consegnando per di più nelle stesse mani la Madonna della scala, e quanto si trovava ancora nello studio di via Mozza, che l’artista aveva lasciato trent’anni prima, all’atto del suo trasferimento da Firenze a Roma. Quando, più di cinquanta anni dopo la morte di Michelangelo, il suo pronipote, Michelangelo Buonarroti il Giovane, allestì soprattutto in memoria del grande antenato una serie di sale nella casa di famiglia, la Madonna della scala e parte dei disegni donati ai Medici gli furono restituiti dal granduca Cosimo II; e intanto il memore pronipote andava recuperando a caro prezzo, anche sul mercato romano, altri fogli autografi di Michelangelo.

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