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“Corri, ragazzo, corri”, un film per non dimenticare

In uscita nelle sale solo per due giorni un film per non dimenticare: “Corri ragazzo corri”, che vuole raccontare il dramma della Shoah attraverso lo sguardo illuminato di un bambino. La pellicola di Pepe Danquart prende le mosse dall’omonimo best seller di Uri Orlev, ispiranto alla storia vera Yoram Fridman, chiamato Sruilik nel film. Il piccolo, che a soli 9 anni fugge dal ghetto di Varsavia per salvarsi dalla persecuzione nazista, si lascia alle spalle non solo il suo villaggio, i suoi genitori e i suoi fratelli, ma le sue stesse radici, che sembrano destinate a inaridirsi. Nei tre anni in cui Sruilik lentamente scompare cambiando nome in Jurek, si assiste al commovente miracolo di una vita che lotta per la sopravvivenza: imparerà a cacciare per il sostentamento, a dormire sugli alberi, a lavorare duramente, ad amare i giusti ma soprattutto non perderà la propria purezza, elevandosi sopra ogni malvagità umana.

Questo bambino sfida l’esistenza in un mondo infernale, riuscendosi a divincolare dall’appiglio dell’orrore grazie anche a mani caritatevoli che lo accolgono, come quelle della signora Herman, moglie e madre di partigiani. La donna gli insegnerà i precetti del buon cristiano con piccoli gesti: segno della croce, la preghiera prima dei pasti, finchè Jurek arriverà alla convinzione che essere ebreo è un peso impossibile da sostenere, e a vedere come unica soluzione possibile la negazione. Il piccolo ha perso così ogni cosa alla fine della guerra: la famiglia, la fede. Ma la sua condizione di sopravvissuto lo porterà a un bivio in cui affioreranno le parole del padre: “anche se dimenticherai tutto, perfino me e tua madre, non dimenticare mai che sei ebreo”. Nasce allora una nuova responsabilità consapevole.

Non è semplice cercare produrre opere sulla Shoah, perché il rischio è sempre quello di una speculazione sulle vittime, ma il film cerca di restituire un nuovo linguaggio poetico alla tragedia, focalizzandosi su un messaggio positivo e non sul macabro dello sterminio: volontà umana e la responsabilità diventino i nuovi punti da cui partire, come unica speranza che faccia da ponte tra presente e passato per un futuro di consapevolezza.

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