Nuovi guai in casa Parma. Il presidente Giampietro Manenti è stato arrestato con l’accusa di reimpiego di capitali illeciti. Il provvedimento è stato eseguito all’interno di un’operazione iniziata nelle prime ore del mattino dagli agenti della Guardia di Finanza del nucleo di Polizia Tributaria di Roma, delegata dalla Procura della Repubblica capitolina. Insieme al patron degli emiliani sono finite in manette altre 21 persone. Fra i reati contestati ci sono anche il peculato e l’autoriciclaggio con l’aggravante del metodo mafioso. Gli uomini delle Fiamme Gialle si sono sono presentati a Collecchio e hanno ispezionato gli uffici del Parma.
L’arresto di Manenti è avvenuto nell’ambito dell’operazione “Gfb-Oculus” che ha portato oltre 60 perquisizioni su tutto il territorio nazionale. Si indaga anche per associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate e riciclaggio. I dettagli del blitza sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa a Roma, cui hanno preso parte i procuratori aggiunti Nello Rossi e Michele Prestipino Giarritta. Duro il sindaco di Parma, Federico Pizzarorri, che commentato l’arresto di Manenti su Twitter. “Lo dissi subito: a Parma nessun spazio per i disonesti. Nessun sciacallo tocchi i parmigiani, la città e la nostra squadra. #SaveParma”.
Il primo cittadino emiliano aveva interrotto ogni tipo di rapporto con il patron crociato dopo l’ultimo incontro in Comune, dove Manenti non aveva presentato alcune garanzie economiche. Nei giorni scorsi l’amministrazione municipale, tramite la sua partecipata ParmaInfrastrutture, aveva anche revocato la concessione dello stadio al club cittadino. Il caso Manenti è l’ennesima tegola su Parma, a un passo dal fallimento. La squadra continua a giocare grazie ai 5 milioni stanziati dalla Lega Calcio. Ma difficilmente potrà evitare, il prossimo anno, la retrocessione tra i dilettanti.