Mass media “in rosa”. La donna forte, carismatica e consapevole è la protagonista, attrice principale, vincente e assertiva nelle relazioni sociali e familiari. A lei si rivolge Grazia Geiger, autrice di “Il linguaggio delle donne. La comunicazione al femminile”, nei suoi diversi ruoli, con tono confidenziale di chiacchiera affettuosa seppur professionale. “Comunicanzone” è il neologismo creato per definire la capacità di comunicare, creando relazioni armoniche con figli, partner e nell’ambito del lavoro. I tre racconti che attraversano il saggio, sono il respiro metaforico, a supporto degli argomenti di fondo. Psicologia, coaching e programmazione neurolinguistica. Questo libro può essere definito una sorta di manuale d’amore per affinare il proprio repertorio comportamentale che favorisce superamento delle difficoltà relazionali, un sincero incoraggiamento alla positività con sentimento. La storia dei media è storia al maschile. Le donne, in ruoli “above and below the lines”, vi hanno contribuito in maniera sostanziale ma sono state “dimenticate” nei resoconti storici ufficiali. Ricostruire profili di donne nei media, di ieri e di oggi, è una sfida per la ricerca sociologica e il primo passo verso una storia dei media al femminile.
Media al femminile
Il saggio, “Donne nella storia dei media. Autrici, artiste, influencer, tra ribalta e retroscena è appena edito da Franco Angeli. E ha la firma di Anna Lucia Natale e Paola Panarese. Nel 2024 ricorrevano il centesimo anniversario della Radio e il settantesimo della Tv nel nostro Paese. Questo volume li celebra valorizzando alcune delle tante protagoniste, di ieri e di oggi, che hanno contribuito a fare la storia dei “vecchi” mezzi di comunicazione. E senza perdere di vista i media digitali. Realizzato dall’Unità di ricerca GeMMa (Gender and Media Matters), del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale di Sapienza Università di Roma, il libro si inserisce in quel filone internazionale dei “gender and media studies” che, rilevando la marginalizzazione delle donne nelle storie ufficiali del broadcasting, mira a evidenziarne il contributo creativo all’evoluzione dei linguaggi comunicativi e dell’industria mediale. In questa prospettiva, inedita nella ricerca italiana del settore, i testi raccolti nel saggio riguardano autrici televisive e radiofoniche come Laura Toscano, Lidia Motta o Serena Dandini, performer come Raffaella Carrà, comiche come Luciana Littizzetto e Lella Costa, conduttrici di programmi “crime” come Donatella Raffai. Con uno sguardo ai social media e alle nuove forme di agency femminili, activist e virtual influencer.
Comunicazione “rosa”
Emerge un quadro variegato di donne competenti e creative che, spaziando dalla fiction televisiva alle narrazioni radiofoniche e all’attivismo online, dall’intrattenimento all’impegno sociale, hanno aperto nuove strade nel racconto del femminile. Si sta qui evocando, in sostanza, “una storia dei media attenta non soltanto agli aspetti istituzionali e tecnologici dei media, ma anche che studia i media in rapporto a ‘broader economic, social and cultural phenomena’ -spiegano le autrici- Una storia che di per sé sottintende e richiede l’apporto di discipline diverse. Chiamando in causa metodi, suggestioni e interessi degli studi sui media, della storia dei media e quella delle donne, degli studi di genere o sull’industria mediale”. Anna Lucia Natale è stata professoressa associata di Storia della radio e della televisione presso la Facoltà di Scienze politiche, Sociologia, Comunicazione della Sapienza Università di Roma. È stata direttrice dell’Unità di Ricerca GeMMa. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Radio programming by and for women in Italy in the 1970s (“Journal of Italian Cinema & Media Studies”, 2023). Paola Panarese è professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze politiche, Sociologia, Comunicazione della Sapienza Università di Roma. È presidente del corso di laurea magistrale in Gender Studies, Culture e politiche per i media e la comunicazione e direttrice dell’Osservatorio di ricerca Mediamonitor minori e dell’Unità di Ricerca GeMMa. Tra le sue ultime pubblicazioni: La pubblicità nell’era digitale. Modelli, tecniche e scenari (con C. De Luca, Carocci 2024).
Giornaliste
Secondo i dati Agcom, l’insieme dei giornalisti attivi in Italia è composto da 14.816 donne (pari al 41,6% del totale) e 20.803 uomini (58,4%), distribuzione costante rispetto alla rilevazione precedente (2014) e perfettamente in linea con le percentuali di occupati (“15 anni e oltre”) della popolazione italiana (58,3% uomini e 41,7% donne), nel suo complesso composta, invece, da uomini per il 48,6% del totale e da donne per il 51,4%. L’asimmetrica distribuzione dei giornalisti per genere appare pertanto essere il riflesso delle distorsioni che coinvolgono l’intero sistema produttivo e sociale nazionale, e non già di specifici fattori settoriali. Peraltro, in termini puramente numerici, la quota delle giornaliste italiane, così come in altri Paesi23, può dirsi elevata24, poiché anche il giornalismo italiano è diventato, a partire dagli anni 80 e con una spinta significativa negli anni 90, “da professione male–dominated di fatto e di diritto, accessibile e praticabile sia dagli uomini sia dalle donne”. Il rapporto tra giornaliste e giornalisti rispetto a quello tra donne e uomini occupati (“numero di occupati tra 20 e 64 anni”) si è infatti significativamente assottigliato nel corso dell’ultimo ventennio, attestandosi nel 2015 a 0,99 quello tra giornaliste e forza lavoro femminile e a 1,01 quello tra giornalisti e forza lavoro maschile. Tale dato è, inoltre, coerente, se non maggiore, con quello desumibile da un’analisi comparata con altri Paesi, come Francia e Regno Unito, ove lo stesso rapporto è, rispettivamente, di 0,96 e 0,95 (1,04 e 1,05 nel caso del rapporto tra giornalisti e forza lavoro maschile).