Nell’epoca del villaggio globale può succedere, come è successo in Lombardia, che in tutti i siti di accoglienza della regione dell’agroturismo, si possa essere obbligati tassativamente a utilizzare non meno dell’80% di prodotti alimentari, di bevande, di carni e pesci, di origine lombarda. Questo ha deciso il Consiglio della regione Lombardia varando una legge apposita. Ora, se ogni regione italiana, ogni nazione europea, ogni Paese del mondo dovesse prendere decisioni simili, torneremmo indietro di secoli, nei costumi, nel commercio, nella cultura, nella qualità. Certamente il provvedimento in questione, è ristretto solamente ad un segmento dell’accoglienza turistica, ma lo sappiamo fin troppo bene, da quello che ci insegna la storia dell’uomo, che quando si scivola su alcune impostazioni culturali che ci sono dietro tali decisioni, il passo verso altre decisioni più grandi – e direi anche ridicole – è breve. Quello che mi interessa sottolineare è il seguente concetto in materia di ‘autarchia’: si comprime ogni legge del mercato, e di conseguenza si scade in qualità e in alti costi. Infatti in quel regime la competizione si spegne; crescono solo le burocrazie addette ad esempio al controllo del buon andamento delle disposizioni impartite. Ora insisto: si tratta di una decisione parziale per il sistema di accoglienza ma la cosa, penso, non finirà così. Fatta un'esperienza, se ne faranno altre in altri settori della vita sociale ed economica. Altre regioni raccoglieranno lo spunto e decideranno altro da par loro. E chissà, anche in altri paesi potranno fare altrettanto: ad esempio in Germania dovrà bersi solo birre tedesche, gli ungheresi berranno solo vini Tokaji, i norvegesi saranno obbligati a colazione a mangiare solo aringhe.
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