“Deluso dal Pd”. A parlare è Romano Prodi, che del partito guidato da Matteo Renzi è il padre nobile. Fu il suo ulivo, infatti, a ipotizzare la federazione delle forze della sinistra moderata all’interno di un solo soggetto politico. L’ex premier, nel libro intervista di Marco Damilano “Romano Prodi Missione incompiuta. Intervista su politica e democrazia” in vendita da oggi, si è lamentato di non essere stato opportunamente difeso dagli attacchi di Berlusconi nei giorni della corsa al Quirinale del 2013. Il leader di Forza Italia disse che se fosse stato eletto il rivale di sempre avrebbe cambiato Paese.
“Solo Rosy Bindi ha fatto una dichiarazione a titolo personale” ha raccontato Prodi a Damilano. L’attacco dell’ex cav lo “colpì molto più dei franchi tiratori perché l’esito del voto segreto è spesso uno scoppio di goliardia. Intervengono fattori personali, odi, rancori, delusioni, ambizioni insoddisfatte, paure per il futuro, come in un consiglio di facoltà. Non è una scelta razionale. Ma quando invece ho visto un capo-partito che faceva un comizio per dire tutti meno che Prodi, mi aspettavo che si alzasse un dirigente del mio partito per dire: ‘Decidiamo noi chi sono i nostri candidati'”. Invece niente.
Prodi ha anche parlato del progetto segreto di Matteo Renzi: il Partito della Nazione, una Dc 2.0 per molti analisti. Ma l’ex premier, nonostante il passato democristiano, non crede che l’idea sia giusta. “Un partito della nazione che cerchi di rappresentare tutti non ha alcun senso, un partito è scelta – ha detto a l’Aria che tira su La 7 -Un partito si chiama così perché rappresenta una parte. Il Pd va a giorni alterni in questa via, per questo la missione è incompiuta”.