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Adornato: “Von der Leyen dovrà governare un’Ue più complessa”

Il presidente di Fondazione Liberal e opinionista del Messaggero Ferdinando Adornato commenta a Interris.it la conferma di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea

Con 401 voti a favore è stata confermata Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Ue. La rielezione per il secondo mandato fa interrogare se ci sarà o meno continuità con la precedente legislatura, da cui eredita diversi temi come il sostegno all’Ucraina, la transizione ecologica e le politiche migratorie. Interris ha chiesto al politologo, presidente della Fondazione Liberal e opinionista del Messaggero Ferdinando Adornato un commento sull’“Ursula bis”.

L’intervista

Come valuta questa rielezione, con numeri più ampi di cinque anni fa?

“Da un certo punto di vista molto positivamente, perché la continuità politica è rappresentata anche dalle leadership individuali in campo. Questo rafforza l’Unione europea e ne testimonia la stabilità. Da un altro punto di vista, il peso politico delle forze che l’hanno votata è inferiore rispetto alla scorsa legislatura, perché queste ultime non son uscite con risultati travolgenti alle ultime elezioni europee. Spetterà a von der Leyen farsi valere nei cinque anni che ha davanti”.

Ci sarà continuità tra le due legislature?

“Nel discorso ha dato alcune prove che questa sarebbe la sua intenzione, poi bisognerà vedere nei fatti, per esempio su immigrazione, registrando anche spinte italiane, e attenzione al lato sud dei confini europei, con l’idea di nominare un commissario per il Mediterraneo. Restano aperte le questioni Green deal e le scadenza per attuare la transizione ecologica. Se ci sarà effettivamente continuità o meno dipenderà dalla sua capacità di governare un’Ue che si è fatta più complessa”.

Quale peso avrà Italia nella nuova legislatura Ue?

“Von der Leyen ha un grande senso dell’equilibrio e mi stupirei se non riconoscesse la stabilità del governo italiano rispetto all’instabilità di altri grandi Stati membri, oltre che la storia e la tradizione di un Paese fondatore. Anche perché non è un mistero che un possibile candidato italiano a un posto da commissario di peso, seppur in un’altra forza politica, non è lontano dalla storia politica e culturale del Partito popolare europeo”.

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