Molti cittadini si chiedono cosa sia accaduto di così importante al nostro Paese per trovarsi di fronte a mille nodi economici aggrovigliati, cresciuti in molti anni senza che nessuno se ne sia realmente preoccupato. La lista è lunga e farebbe inorridire chiunque abbia una conoscenza sufficiente di come vanno le faccende di mercato nel mondo. Non si costruiscono né le opere già programmate, né se ne programmano altre, osteggiate come sono da realtà nemiche delle opere pubbliche, oppure dalla penuria di risorse o dall'incapacità tecnica degli enti pubblici. Non si autorizzano ricerche di energie fossili di cui il nostro Paese dispone e addirittura si vietano le estrazioni di petrolio nel medio Adriatico pur in presenza di giacimenti cospicui. La situazione dell’ex Ilva è troppo nota per non essere menzionata: potenzialmente si arriva di fatto alla paralisi della produzione di acciaio strategicamente essenziale per l’industria italiana, per lunghi trascorsi di occhi chiusi rispetto al tema ambiente; e poi la presunzione di bonificare l’area tarantina in un solo attimo, rischia di privarci di acciaio e di oltre 10 mila posti di lavoro, in una città che non offre altre soluzioni alternative di occupazione.
Poi il trasporto aereo nostrano è in un caos inedito rispetto ad ogni oltre paese industriale: si offrono soldi pubblici a compagnie private straniere affinché garantiscano voli nei singoli territori, e ci si spinge a rinazionalizzare Alitalia. In sostanza, i contribuenti pagano più tasse per sostenere il sistema aereo, oltre a pagare onerosi biglietti per i voli. Se poi andiamo ad analizzare il sistema scolastico e formativo italiano si evince che impiega circa un milione e mezzo di persone, ed è lontano anni luce dalle esigenze del sistema produttivo, a partire dalla preparazione degli studenti ad affrontare la rivoluzione digitale. Si potrebbe continuare ancora, nel descrivere le grandi difficoltà che abbiamo, per comprendere in quale bolla di deficienza ci troviamo. Credo che chi ha responsabilità politiche dovrà pure porsi qualche domanda. È sconcertante che quando si affrontano pubblicamente questi temi (ammesso che ne parlano) assistiamo a uno scaricabarile. Ma credo che molti cittadini siano consci che se ci troviamo di fronte a questo groviglio inestricabile, la responsabilità non può che essere di tutti. Perdendo tempo a litigare e a trottolare in lungo e largo la penisola, isole comprese ogni giorno, è plausibile che i dossier non si leggano, le decisioni si lascino marcire, i progetti futuri non vengano disegnati. In presenza di uno scenario così disastroso ed in presenza corresponsabilità di ciascuno, qualcuno avrebbe sentenziato: “E' ora di finiamola”.