Il portale medico Medscape ha pubblicato in questi giorni un articolo scientifico in cui dà notizia delle nuove linee guida emesse dall'American Academy of Neurology nel fornire “diagnosi accurata, prognosi e trattamento” adeguati per i pazienti in stato neurovegetativo. L'obiettivo dello studio è quello di fare chiarezza su un tema su cui spesso si fa confusione. Sostiene il dottor Joseph Giacino, direttore del centro di riabilitazione neuropsicologica presso l'ospedale di Spaulding ed uno degli autori del testo, che la necessità di stilare queste linee guida viene dettata dal fatto che “una diagnosi errata di DoC (” disturbi della coscienza “) è comune perché i deficit soggiacenti possono mascherare la consapevolezza. In effetti – sostiene il luminare – c'è una percentuale del 40% di errore , che porta a decisioni di cura inappropriate e rischia di provocare cattive condizioni di salute.”
Recupero non impossibile
Secondo il parere del dottor Giacino: “Circa il 20% degli individui che hanno disturbi di coscienza provocati da trauma recuperano l'indipendenza funzionale tra i 2 e i 5 anni dopo la lesione, anche se potrebbero non tornare al lavoro o al funzionamento del pretrauma.” Anche se la persona sembra inconsapevole, dunque, secondo lo studio pubblicato è altamente probabile che il suo cervello possa rispondere agli stimoli che arrivano dall'esterno.
Troppe diagnosi sbagliate
Gli studiosi sollevano, quindi, un problema da non sottovalutare. Secondo gli autori delle linee guida, infatti, molte delle diagnosi fatte sulle condizioni di pazienti in stato neurovegetativo sarebbero sbagliate. Questo indurrebbe troppo facilmente a catalogare molti di questi casi clinici come “senza speranza” quando invece si potrebbe ancora intervenire. I medici dell'American Academy of Neurology, in particolare, consigliano di procedere ad effettuare terapie riabilitative non appena il quadro clinico del paziente si fa stabile ed a operare con regolarità controlli periodici e approfonditi.
Precauzioni
Vista la complessità di queste situazione, il dottor Giaccino raccomanda che soltanto personale altamente ed efficacemente formato sia coinvolto nel processo diagnostico e terapeutico. Inoltre, il luminare esorta a non spostare i pazienti in stato vegetativo dall'unità di terapia intensiva ad ambienti che non permettono un adeguato monitoraggio.