Condotta discriminatoria”. Di questo è stata accusata l'Inps dal Tribunale di Bergamo, sezione Lavoro. Il motivo? L'ente previdenziale non elargiva alle donne straniere il cosiddetto “bonus mamma domani”, cioè gli 800euro una tantum alla nascita di un figlio. La legge approvata un anno fa prevedeva questa misura per tutti i nati dall'1 gennaio al 31 dicembre 2017, senza distinguere la nazionalitĂ delle beneficiarie. L'Inps aveva però emanato una circolare per precisare che il bonus era escluso alle mamme straniere senza permesso di soggiorno di lungo periodo.
Si è così creata una sorta di “class action” di ventiquattro madri provenienti da Paesi extracomunitari, ma residenti da anni in Italia nella provincia di Bergamo. E ora i giudici hanno dato loro ragione, giacchĂ© – rilevano – escluderle contrasta non soltanto con il testo della legge italiana, ma anche con la direttiva 2011/98 dell’Unione Europea che assicura la paritĂ di trattamento nell’accesso alle prestazioni di maternitĂ a tutti i migranti titolari di un permesso per famiglia o per lavoro.
Ora l'Inps dovrĂ “cessare la condotta discriminatoria”, pagando alle mamme “le somme non corrisposte” (cioè gli 800 euro piĂą interessi), e a versare loro anche 3mila euro per le spese legali.
La sentenza si inserisce nel dibattito attuale sull'estensione del bonus bebĂ© anche al 2018. In tal senso gli avvocati delle ventiquattro donne straniere (appartenenti ad Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione) hanno chiesto che la sentenza sia una sollecitazione al governo affinchĂ© “non ignori ancora una volta la necessitĂ sociale e l’obbligo giuridico di non escludere le famiglie straniere da queste forme di sostegno”, pena il rischio per l’Italia di subire dall’Europa “una procedura di infrazione”.