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Sfollati interni: ecco perché le persone lasciano le loro case

Il report annuale pubblicato dall'Internal Displacement Monitoring Center ha evidenziato un notevole aumento dei flussi migratori degli sfollati interni che nell'ultimo decennio ha raggiunto la preoccupante cifra di 55 milioni di persone costrette a lasciare le proprie terre per carestie, calamità e guerre

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il rapporto annuale dell‘Internal Displacement Monitoring CenterIdmc – facente parte del Norwegian Refugee Council il quale monitora in maniera costante e continuativa i flussi migratori relativi agli sfollati interni in ogni parte del mondo.

L’incremento degli sfollati interni nel 2020

Tanto premesso, il presente studio, ha evidenziato che – nel solo 2020 – vi è stato un notevole incremento del numero degli sfollati interni nonostante le restrizioni per il contenimento del contagio da Covid – 19 che hanno reso più difficile l’accesso a rifugi di emergenza e la contestuale raccolta di dati statistici in merito. In seconda istanza, a titolo esemplificativo, si pensi che – rispetto ai 26 milioni di rifugiati che hanno dovuto lasciare il proprio paese per trovare riparo all’estero – nel 2020 il numero degli sfollati interni ha raggiunto la preoccupante cifra di 40,5 milioni di persone, il numero più alto dell’ultimo decennio.

Le cause delle migrazioni interne e l’auspicio di un intervento internazionale

In particolare, tra le persone costrette a spostarsi all’interno del proprio paese, oltre 30,5 milioni ha lasciato la propria abitazione a causa di calamità naturali mentre quasi 10 milioni – per la precisione 9,8 si sono trasferiti coattivamente a causa di violenze e conflitti armati. I numeri recentemente pubblicati hanno portato il numero totale delle migrazioni interne negli ultimi dieci anni alla sconcertante cifra di 55 milioni.
In conclusione, considerato quanto precedentemente detto ed il preoccupante aumento degli sfollati interni, è fondamentale che le istituzioni internazionali preposte agiscano con celerità al fine di porre fine a queste immani sofferenze della popolazione civile ponendo in essere politiche improntate alla prevenzione delle calamità naturali ed alla pacificazione dei conflitti mediante l’invio di aiuti umanitari e di contingenti di peacekeeping in ossequio al fulgido pensiero di Madre Teresa di Calcutta che era solita ripetere: “Non preoccuparti dei numeri. Aiuta una persona alla volta e inizia sempre con la persona più vicina a te”.

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