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Prof. Unfer: “L’importanza di illuminare l’attenzione sulla Pcos”

L'intervista di Interris.it al professor Vittorio Unfer, Membro EGOI e Professore di Ginecologia e Ostetricia, in merito al mese di prevenzione della PCOS

La Pcos, o sindrome dell’ovaio policistico, è una sindrome multifattoriale molto diffusa che colpisce una donna su dieci in tutto il mondo e comporta disordini ormonali, riproduttivi e metabolici. È una delle cause più diffuse di infertilità femminile ed è precursore di altre gravi condizioni, tra cui obesità, diabete di tipo 2 e altre malattie cardiovascolari.

Il mese della consapevolezza

Il mese della consapevolezza sulla Pcos ricorre a settembre ed è stato istituito nel 2018 con lo scopo di promuovere in tutto il mondo una maggiore consapevolezza su quelle che sono le problematiche legate alla stessa e sostenere le molte donne affette da questa patologia. In questo mese, in ogni parte del mondo, gli edifici si illuminano di colore verde per portare l’attenzione su questa patologia. A Roma, all’inizio di questo periodo di sensibilizzazione, il primo settembre, è stato illuminato di verde il Colosseo. Interris.it, su questa sindrome e sulla sua cura, ha intervistato il professor Vittorio Unfer, Membro EGOI e Professore di Ginecologia e Ostetricia alla UniCamillus International Medical University di Roma.

Foto di Darko Stojanovic da Pixabay

L’intervista al prof. Vittorio Unfer

Professore, settembre è il mese della prevenzione della sindrome dell’ovaio policistico. Quali sono i sintomi di questa condizione? In che modo si può curare o prevenire?

“Settembre è il mese della consapevolezza sulla sindrome dell’ovaio policistico. In tutto il mondo si illumina l’attenzione su questa patologia che, spesso, è misconosciuta o riconosciuta con grande ritardo. Tale condizione interessa dal 7% al 15% delle donne in età fertile ed ha una predisposizione genetica su cui i fattori esterni possono agire determinando la malattia. Questi ultimi sono controllabili e prevalentemente legati a uno stile di vita sedentario, come la cattiva alimentazione, abbondante, ipercalorica e ricca di zuccheri. Occorre fare molta attenzione quando si parla di terapia perché, il primo step terapeutico, è proprio il cercare di cambiare le abitudini di vita, ad esempio attraverso l’attività sportiva prevalentemente aerobica e mutare le abitudini alimentari. Ciò non è facile perché spesso, è la famiglia che ha determinate abitudini quindi, portare al dimagrimento, non è semplice e, a volte, è più difficile mantenere l’obiettivo di peso raggiunto. Basti un dato: oltre il 95% delle persone che perdono peso, lo recuperano nel corso dei primi due anni post dieta. La diagnosi è complessa perché, la sindrome dell’ovaio policistico, si può manifestare con sintomi e segni molto diversi tra di loro che possono interessare prevalentemente la cute quindi, magari, la paziente si rivolge al dermatologo perché presenta acne, un eccesso di peluria e alopecia androgenetica. Non bisogna sminuire questi segni perché, in una donna, i capelli sono molto importanti. Tra gli altri sintomi ci sono l’amenorrea o l’oligomenorrea. Questi disturbi, chiaramente più di competenza ginecologica, nascondono l’assenza dell’ovulazione e, di conseguenza, l’infertilità della paziente. Questa sindrome è la prima causa di infertilità e sterilità nella donna proprio perché non vi è l’ovulazione. È importante fare diagnosi accurate. Attualmente si fa riferimento ai criteri di Rotterdam, che sono decisamente obsoleti, perché risalgono al 2003 ma, facendo ancora riferimento a questi, si divide la sindrome in quattro grandi famiglie dove, a seconda dei sintomi, possiamo definirla in a, b, c, o d. Attualmente, la scienza, ci sta guidando verso un nuovo tipo di classificazione basata sulla sua fisiopatologia e, da lì, il razionale terapeutico. Sulla base di questo, vi è la necessità assoluta, come i miei collaboratori ed io stiamo già facendo, di riclassificare la politicistosi ovarica, non solo per un discorso prettamente didattico, ma perché dalla buona classificazione, emerge il razionale terapeutico.”

Qual è il valore della ricerca per la cura e la prevenzione di questa patologia?

“Il valore della ricerca è fondamentale. Voglio ringraziare la sensibilità del ministro della Salute, il professor Schillaci, che ha voluto essere presente alla nostra conferenza stampa che si è svolta il 1° settembre ed ha toccato con grande sensibilità questo argomento. Un po’ di anni fa è nata un’associazione scientifica che si chiama ‘EGOI’, la quale riunisce 46 esperti mondiali sul trattamento della politicistosi ovarica. Ha preso avvio dal momento del Covid – 19 e, dalla necessità di comunicare attraverso gli strumenti informatici. Ciò ci ha consentito di trovarci, confrontarci, capire i livelli della nostra ricerca e di lavorare insieme. Unire specializzazioni diverse, come succede nel gruppo ‘EGOI’, è fondamentale e ci consente di vedere questa patologia a 360 gradi nella sua complessità e varietà di sintomi da una paziente all’altra. In questo la ricerca ha un valore fondamentale e speriamo di poter avere aiuti e supporti per poter proseguire in tal senso.”

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