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La presunzione di sapere: il fenomeno dell'”io lo so da sempre”

Nel bias cognitivo "io lo so da sempre" si mescolano superficialità e presunzione: ecco di cosa si tratta e chi ne è colpito

Il fenomeno dell’“io lo so da sempre” è un bias cognitivo, ossia un pregiudizio e una scorciatoia mentale, basato sull’intuito anziché sulla razionalità, in cui l’individuo pretende di prevedere il verificarsi di un evento. È una tendenza molto diffusa nella società attuale, in cui si mescolano superficialità e presunzione, quando, invece, sarebbero necessari, all’opposto, profondità e umiltà.

È sempre esistita in alcuni “illuminati” di tutti i tempi ma, nell’era del web e dei social, conosce una diffusione enorme. In un’epoca di tuttologi, gli esperti in ogni saper umano, debitamente solerti nei social, propongono e impongono le loro idee, peraltro non suffragate da verità. Il problema è nel condizionamento e nella persuasione che operano.

La sintesi mentale è: non servono studi, ragionamenti e applicazione, “io” sono un essere superiore, ci arrivo con l’intuito, conosco la verità, ciò che è bene e ciò che è male, nessuno me lo deve dire. Un conto, invece, è lo spirito critico e l’invito a riflettere, un altro è la pretesa di sapere già tutto e di avere la verità in tasca.

Il pregiudizio in questione, altrimenti definito “bias della retrospezione”, ha delle ripercussioni in molti atteggiamenti e approcci del quotidiano. Ha effetti sulle relazioni sociali, sia che avvengano tra familiari, tra partner, amici oppure a scuola e nel lavoro. In tali ambiti, la superbia conduce a errori di comprensione della realtà e delle parole altrui, al punto da avere gravi incidenze.

L’alterità si fonda sull’ascolto e si costruisce in modo graduale e continuo, in uno scambio sereno; l’io lo so da sempre, invece, banalizza il prossimo, lo pone, in un’inutile competizione sociale, in un gradino sotto. In tal caso, non c’è costruzione bensì demolizione, del prossimo e, di riflesso, di se stessi. L’approccio semplicistico del “preveggente” si snoda attraverso pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi, con una visione e una comprensione superficiali, senza andare alla radice degli eventi o al valore di gesti e affermazioni altrui. Il pregiudizio conduce alla ghettizzazione, all’emarginazione e alla divisione.

Le scorciatoie del pensiero non conducono a una visione corretta bensì ridotta, spesso a proprio piacimento, poggiante sull’infondatezza. Nella giornata del Giovedì Santo del 13 aprile 2006, Papa Benedetto XVI, ricordò “‘Voi siete mondi, ma non tutti’. Che cosa è che rende l’uomo immondo? È il rifiuto dell’amore, il non voler essere amato, il non amare. È la superbia che crede di non aver bisogno di alcuna purificazione, che si chiude alla bontà salvatrice di Dio. È la superbia che non vuole confessare e riconoscere che abbiamo bisogno di purificazione. […] ‘Voi siete mondi, ma non tutti’. Il Signore oggi ci mette in guardia di fronte a quell’autosufficienza che mette un limite al suo amore illimitato. Ci invita a imitare la sua umiltà, ad affidarci a essa, a lasciarci ‘contagiare’ da essa. Ci invita – per quanto smarriti possiamo sentirci – a ritornare a casa e a permettere alla sua bontà purificatrice di tirarci su e di farci entrare nella comunione della mensa con Lui, con Dio stesso”.

Marcello Pera, politico e filosofo, è l’autore del volume “Lo sguardo della Caduta” (sottotitolo “Agostino e la superbia del secolarismo”), pubblicato da “Morcelliana” nel settembre 2022. L’abstract recita “Secolarismo, scientismo, liberalismo, ecologismo, neo-umanesimo e trans-umanesimo, diritti individuali senza doveri, tolleranza senza limiti, costumi senza confini, linguaggi purificati, opere dell’ingegno mortificate, storia censurata o cancellata: questo e altro sono i nuovi dèi pagani a cui tributiamo i nostri sacrifici, culti e riti individuali e di massa. Salvo poi a ritrovarci sempre più avvolti nell’incertezza e nel disagio. E però Agostino continua a insegnarci verità fondamentali: che le norme morali hanno fondamento nella fede, che gli Stati si disgregano se le società non hanno un vincolo religioso, che tutte le civiltà, anche le più potenti, infine periscono, che la politica ci fornisce strumenti per mitigare la nostra aggressività ma non ci offre la felicità e la salvezza, che la scienza non può essere incompatibile con la parola di Dio. In un mondo che sta assorbendo veleni sotto il nome di diritti, libertà, giustizia, tolleranza, Agostino è un antidoto potente. Per questo, qui si intrattiene una conversazione con lui”.

Dante colloca gli indovini nel XX canto dell’Inferno. Il contrappasso: “ché da le reni era tornato’l volto/e in dietro venir li convenia/perché ’l veder dinanzi era lor tolto”. I dannati avevano il volto posto al contrario e camminavano all’indietro poiché gli era impedito andare avanti.

In tema di pregiudizi, l’ANSA, al link https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2023/06/14/troppi-pregiudizi-verso-le-donne-in-10-anni-nessun-progresso.-allarme-nazioni-unite_13aedbf1-5e0c-4a55-be43-5d32ab4e8446.html, ha fornito, il 14 giugno scorso, una serie di dati, fra questi “I pregiudizi verso le donne sono radicati e non accennano a diminuire. Nell’ultimo decennio nessun miglioramento, attesta il nuovo report ‘2023 breaking down gender biases’ (Abbattere i pregiudizi di genere) a cura del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP). Lo studio, rilasciato il 13 giugno 2023, include l’85% della popolazione mondiale […] Il 69% della popolazione mondiale pensa che gli uomini siano leader politici migliori e solo il 27% crede che sia essenziale per la democrazia che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini. […] E l’Italia? Nella fotografia dell’UNDP il 61,58% degli italiani ha pregiudizi di genere verso le donne (nel dettaglio per il 65,39 uomini e per il 57,95% delle donne). Il 19,24% ha pregiudizi sui diritti delle donne in politica, l’8,02% li ha sull’istruzione, il 29,72% sul diritto al lavoro e sulle donne manager”.

Uno degli obiettivi principali a cui si riferisce il fenomeno dell’io lo so da sempre è quello della psicologia, ritenuta una materia superflua, la “scienza dell’ovvio”, del senso comune che, attraverso elaborazioni, test, esperimenti e ricerche, condurrebbe a risultati già noti ed evidenti. Presumere di conoscere in anticipo ciò che avverrà nel futuro, implica anche un atteggiamento di sufficienza e superficialità nello studio, sopravvalutando le potenzialità proprie e sminuendo quelle di docenti e compagni, ritenuti superflui.

Tali distorsioni cognitive (definite anche “errore condizionale”), frutto di valutazioni errate e semplicistiche, non sono sensazioni personali rimuginate in silenzio e, passo passo, adeguate agli eventi che si verificano. Sono, invece, delle costruzioni matematiche a cui l’individuo conferisce il carattere della certezza e, soprattutto, dell’impossibilità di aver sbagliato giudizio. Un atteggiamento così riduttivo, chiuso e presuntuoso, impedisce un corretto esame di coscienza e il saper effettuare un passo indietro, riconoscendo quella fallacità che è presente in ogni essere umano.

La presunzione è figlia dell’ignoranza e le scorciatoie mentali che ne derivano possono avere conseguenze nella società, generando false convinzioni. In questo senso, il bias va letto in linea con gli sviluppi del web e dei social, dove l’arroganza e la persuasione sono gli ingredienti più evidenti. I “santoni” del web, che non ammettono repliche alle loro asserzioni, alle loro preveggenze, sono dannosi e pericolosi, soprattutto per giovani e fragili poiché arrivano sino a una sorta di circonvenzione. Lo scontro e la divisione sono inevitabili: il guru non ammette repliche o precisazioni e, al tempo stesso, produce intolleranza verso opinioni diverse, al limite di un bullismo senza età e confini.

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