A scuola gli studenti fuggono l’ora di religione. A Bologna, in otto istituti comprensivi della città, frequentati ogni giorno da cinquemila bambini tra i 3 e i 13 anni, il 44,4% degli alunni rinuncia alla lezione di religione per dedicarsi ad altre attività che vengono offerte dai piani didattici. Una percentuale quattro volte superiore rispetto ai dati nazionali: in tutta Italia, solo il 10,3% degli alunni, esce dall’aula quando entra il maestro con la bibbia in mano.
A svolgere l’indagine è stata la Uaar, l’unione degli atei e degli agnostici, che ha usato come campione le scuole dell’infanzia, delle elementari e delle medie. Su 21 istituti contattati, hanno risposto alla ricerca soltanto 8 scuole. “Quasi la metà (44,4%) degli studenti non aderisce all’insegnamento della religione cattolica”. Questo è dovuto, sia alla presenza maggiore di genitori stranieri, sia al distacco delle famiglie dalla religione.
Chi non segue le lezioni di religione, segue altre attività: dall’educazione civica alla musica, ma spesso è difficile accedervi: “In tre istituti su cinque le alternative sono partite con ritardi fino a un mese”, spiega Roberto Grendene, responsabile Campagne dell’Uaar; “Se tu, genitore, non sai che c’è la possibilità di fare altro, hai paura che tuo figlio stia in corridoio, venga preso in giro, discriminato. Invece, quando c’è informazione, la percentuale di studenti che sceglie l’attività alternativa aumenta. I dirigenti scolastici dovrebbero far di più, così come ci aspettavamo un appoggio maggiore da parte del Comune”.
La ricerca sarà presentata alla festa del PD di Bologna, al Parco Nord, il prossimo lunedì 14 settembre nello spazio Red Square. Tra i partecipanti, l’autore dello studio, Simone Vincenzini, studioso di Sociologia e Ricerca Sociale all’Università di Bologna, Marina Pirazzi, sociologa, consulente nel contrasto alle discriminazioni e Roberto Grendene.