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“Labour Film Festival”, il lavoro narrato attraverso il cinema

L'incontro tra cinema e tematiche del mondo del lavoro nella ventesima edizione del "Labour Film Festival" descritto a Interris.it da Costantino Corbari, uno dei coordinatori dell'iniziativa

Il cinema, per tutta la storia contemporanea e fino ai giorni nostri, con il suo linguaggio universale in grado di superare ogni barriera sociale e culturale, è sempre stato uno strumento fondamentale per narrare la situazione sociale e le problematiche di ogni tempo.

Cinema e lavoro

Tra i temi di carattere sociale a cui il cinema ha dato e da un grande contributo, figurano indubbiamente il lavoro in ogni sua declinazione, i rapporti sindacali e, soprattutto, la condizione dei lavoratori. Su questo versante, da vent’anni, a Sesto San Giovanni, presso il cinema “Rondinella” si tiene il “Labour Film Festival”, una specifica rassegna che, per prima in Italia, organizzata da Cisl Lombardia e Acli Lombardia, e dedicata all’incontro tra cinema e lavoro che, quest’anno, avrà luogo a partire dal 9 settembre e fino al prossimo 17 ottobre.  Interris.it, in merito a questa esperienza che unisce lavoro e cinema, ha intervistato Costantino Corbari, giornalista autore di molteplici interviste, documentari e pubblicazioni su tematiche afferenti al mondo del lavoro, docente per un biennio nell’ambito del master “Comunicare il lavoro” all’Università Cattolica di Milano e tra i coordinatori del Labour Film Festival.

sociale
Foto di sol su Unsplash

L’intervista

Dott. Corbari, come nasce il “Labour Film Festival”?

“Il ‘Labour Film Festival’ nasce nel 2005 come un’iniziativa promossa dal circolo Acli ‘San Clemente’ di Sesto San Giovanni, ovvero quello di Giovanni Bianchi. La stessa, per i primi anni, si è svolta in occasione del 1° maggio al cinema ‘Rondinella’, una struttura collegata ai Salesiani e alle loro scuole professionali ove venivano preparati i ragazzi per lavorare nelle grandi fabbriche della città e dove vengono proiettati dei film che hanno al centro la tematica del lavoro. Nei primi anni, l’iniziativa si svolge così ma, a un certo punto, il circolo ‘San Clemente’, ha alcune difficoltà nella continuazione di questa iniziativa e, siccome a Sesto San Giovanni è presente la sede regionale della Cisl, si rivolgono a loro chiedendo se c’è un interesse per collaborare all’iniziativa. A quel punto, dopo la loro risposta affermativa, diventa importante il coinvolgimento delle Acli regionali e, così facendo, dal quinto anno, il ‘Labour Film Festival’, è diventata un’iniziativa proposta da Cisl Lombardia e dalle Acli regionali.”

Qual è l’obiettivo di questa iniziativa?

“L’obiettivo di questa iniziativa, fin dal principio, è stato la creazione di occasioni per parlare del mondo del lavoro ed usare il cinema per confrontarci in merito questo tema. Proseguendo nel tempo poi, ci sono stati degli approfondimenti ed abbiamo capito che, i film, possono essere un’occasione per creare cultura attorno alle tematiche del lavoro e capire che, a sua volta, il mondo del cinema, è frutto di un grande lavoro e, ad oggi, migliaia di persone in Italia, operano in questo settore. Questi sono i temi che sosteniamo fin dall’inizio e vogliamo continuare a farlo anche in questa ventesima edizione.”

Quali saranno gli aspetti salienti della ventesima edizione?

“In occasione della ventesima edizione del Labour Film Festival abbiamo messo in campo due iniziative particolari: una grande mostra sui manifesti del lavoro, fatta da ‘Bibliolavoro’, un’associazione culturale di Cisl Lombardia, la quale ha preparato una mostra fotografica sulla Cisl e sulle conquiste dei lavoratori dal 1950 ad oggi, attraverso una selezione di opere molto significative che potranno essere visionate durante tutto il periodo della manifestazione, la quale sarà inaugurata Il prossimo nove settembre. Avremo poi la ricostruzione dei vent’anni della manifestazione di cinema e lavoro, attraverso l’opera curata dal gruppo della cooperativa ‘Rondinella’, che ripercorrerà il percorso fatto fin qui. Il lavoro è il nostro tema centrale, ma ci sarà spazio anche per il sociale, l’immigrazione e l’ambiente che, in qualche modo, sono collegati alle tematiche lavorative.”

Su quali ambiti si focalizza la rassegna?

“La rassegna si compone di tre ambiti: film, documentari e corti. Le nostre serate sono impegnative, possono iniziare con un corto o un documentario e poi proseguire con un film. In particolare, quest’anno, ci concentreremo su opere cinematografiche che, durante l’anno, hanno affrontato la tematica del lavoro, penso ad esempio ai film di Ken Loach, a ‘Foglie al vento’ o ‘Palazzina Laf’ che racconta la vicenda dell’Ilva di Taranto. Alcuni sono già conosciuti mentre invece altri saranno delle proposte nuove e difficili da trovare nelle sale cinematografiche normali. La caratteristica della nostra rassegna è proprio questa, ovvero dare spazio a prodotti che, altrimenti, nel circuito commerciale, non riuscirebbero a trovarlo e difficilmente potrebbero essere visti. Mi riferisco ad esempio al documentario ‘Benvenuti in galera’ sul carcere di Bollate oppure ‘L’intervista in mare’ che racconta l’esperienza dei pescatori.”

Foto di Life Of Pix (www.pexels.com)

In che modo, a suo parere, questa rassegna cinematografica, può contribuire alla creazione di un mondo del lavoro più equo e inclusivo?

“Sono convinto che, il ‘Labour Film Festival’, possa contribuire in tal senso facendo conoscere i problemi che il mondo del lavoro vive. Il cinema aiuta moltissimo perché, le immagini, restituiscono immediatamente la realtà dei fatti, ovvero lo sfruttamento, la miseria, la disoccupazione ma anche le capacità, le lotte e le conquiste dei lavoratori. Questo strumento ci può aiutare a riflettere e a discutere sulle tematiche del mondo del lavoro e, attraverso la nostra iniziativa, abbiamo l’ambizione di spingere alcune persone a tornare a riflettere su questo argomento ed approfondirlo. Questi, a mio parere, sono i modi migliori per tentare di costruire un mondo del lavoro più equo e sollecitare le persone ad un maggiore impegno per cambiare le situazioni di difficoltà nonché costruire ambienti di lavoro e spazi di relazione migliori tra vita privata e lavorativa .”

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