La street art per unire generazioni lontane. Adolescenti e anziani insieme per colmare il divario dell’età attraverso la realizzazione di un’importante opera di street art: sette murales raffiguranti le opere della Misericordia.
E’ un progetto corale quello che ha visto insieme dal 17 al 21 febbraio al Collegio Gentile di Fabriano 14 studenti della Scuola Pontificia Pio IX di Roma, gli anziani del Collegio Pergolesi di Jesi e – come direttore dei lavoro – Maupal, lo street artist del Papa. I minori sono stati accompagnati dal direttore della scuola pontificia Pio IX, fratel Andrea Bonfanti, dalla professoressa (ed ex allieva) Ilaria Vandoni e da Laura Romeo, fondatrice e presidente di Associazione Operazione Cuore e.t.s. L’esperienza si pone nell’ambito del progetto “Arte senza tempo, tra cuore ed anima” promosso dall’associazione Operazione Cuore e cofinanziato dall’Associazione Fratel Emanuele Francesconi onlus.
I ragazzi del Pio IX e i nonni del Collegio Pergolesi, momentaneamente accolti nel Collegio Gentile di Fabriano (entrambe le strutture, come la scuola, sono gestite dai Fratelli della Misericordia) hanno partecipato alla realizzazione pratica dei sette murales di street art guidati, passo passo, dal celebre artista romano Mauro Pallotta, in arte MAUPAL, conosciuto in tutto il mondo per “Super Pope“, il murale dedicata a Papa Francesco. Insieme, hanno vissuto un’esperienza di incontro, condivisione e socialità azzerando così gli spazi, sia fisici che temporali, che intercorrono tra adulti, anziani e giovanissimi. Abbattendo quei muri che spesso portano a solitudine ed emarginazione.
Interris.it ha intervistato Maupal all’incontro conclusivo del laboratorio artistico durante il quale lui, i ragazzi e gli anziani, insieme agli educatori ed accompagnatori, hanno presentato al sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo, e al pubblico le sette tele realizzate.
L’intervista a Maupal
Innanzitutto, chi è realmente Maupal?
“Sono un artista conosciuto prevalentemente come un artista urbano, uno street artist. In realtà cerco di lavorare anche con il volontariato e nel sociale: è la cosa che più mi dà soddisfazione. Qui a Fabriano insieme alla Scuola Pontificia Pio IX e all’Associazione Operazione Cuore, abbiamo ideato questo progetto dove mettiamo in connessione studenti, anche minorenni, assieme ad anziani. L’obiettivo non è tanto e solo quello pittorico. Il dipingere è un po’ una scusa per realizzare un laboratorio sociale dove si è creata una connessione di energie tra anziani e giovani. In questo contesto creativo ed al contempo inclusivo, abbiamo realizzato sette opere raffiguranti le sette opere di misericordia corporali. Abbiamo usato uno stile molto colorato, pop e giovanile. Contemporaneo”.
Vieni chiamato popolarmente “lo street artist del Papa”. Qual è il tuo rapporto con la figura del Pontefice?
“Tutte le mie fortune sono arrivate grazie all’opera che raffigurava Papa Francesco come un supereroe. Anche se, oltre alle opere che dedico al Papa, racconto con la mia arte tutto quello che vedo e che ritengo rappresenti un’ingiustizia sociale. Il fatto di essere associato a Papa Francesco non può che farmi onore! Lo ritrassi come un supereroe 10 anni fa, poco dopo l’elezione pontificia. Ancora nessuno lo conosceva davvero bene. Ma sin dall’inizio si è percepita questa sua predisposizione verso le persone più deboli e povere, verso gli ultimi e gli emarginati. A quel punto io sperai che quel Papa venuto quasi dalla fine del mondo fosse davvero un po’ il Pontefice che tutti aspettavamo: quello che si dedicava ai più deboli. Dopo dieci anni di pontificato, bisogna dire che lui ha confermato queste nostre speranze. È l’unico tra i grandi potenti della terra che sta veramente facendo qualcosa per i più deboli. Che, in un mondo fatto a pezzi dalle guerre, parla sempre di pace, che in questo momento è davvero importante”.
Com’è stato lavorare con questi due gruppi eterogenei di ragazzi e anziani?
“Meraviglioso. Ritorno a casa più arricchito. I ragazzi della scuola Pio IX sono studenti fantastici e sono già predisposti all’ascolto dell’altro, perché è un gruppo che fa già volontariato in maniera seria a Roma, proprio davanti Piazza San Pietro, coi senza dimora. Gli anziani – molti dei quali sui 90 anni – si sono dimostrati pieni di vita, entusiasti nel fare una cosa per loro totalmente nuova. E’ bastato semplicemente accendere la lampadina che era in loro per fargli ritirare fuori tutta quella luce che sembrava quasi spenta. Nonostante l’eterogeneità dei gruppi, in questi giorni non ho sentito nessuna differenza di età tra ragazzi, adulti e anziani”.
Come pensi che l’arte possa aiutare la società a migliorarsi?
“Credo che l’arte sia un linguaggio primordiale, forse il linguaggio più forte che esista. Quindi dipingere qualcosa che affronta un argomento sociale, dove c’è una situazione di mancanza di equilibrio, è semplicemente come scrivere un libro o un articolo o una frase su un muro. È puntare i riflettori su un argomento scomodo o poco conosciuto. La potenza dell’arte può migliorare le cose. E può essere anche rivoluzionaria, perché può incidere sull’opinione pubblica”.
Nei giorni scorsi hai visitato la “Casa tra le Nuvole di Papa Francesco”, struttura della Comunità Papa Giovanni XXIII dedicata al recupero delle ragazze vittime della tratta e della prostituzione schiavizzata gestita da don Aldo Buonaiuto. Hai ascoltato le testimonianze delle vittime della tratta. Che cosa ti ha lasciato?
“E’ stata una delle esperienze più forti che io abbia mai visto in vita mia. Perché avere questo incontro in maniera così diretta, con persone che hanno subito violenze così pesanti mi ha lasciato esterrefatto. Ho visto e sentito delle storie indicibili che sembrano quasi uscite da una mente malata di un regista di film horror; e invece è la realtà quotidiana di tantissime giovani. Dopo aver sentito le loro toccanti testimonianze, mi sono anche vergognato di essere un uomo. Qualunque cosa io possa fare per queste ragazze vittime di violenza e schiavitù mi troveranno sempre a disposizione”.
Pensi che l’arte possa aiutare le persone ad aprire gli occhi su questa nuova forma di schiavitù?
“Non so se l’arte possa riuscire a scardinare il male da chi lo ha dentro, però sicuramente può alleviare i dolori di chi ha subito violenze”.
I commenti e le testimonianze dei presenti
“Questo evento rappresenta una ricchezza per la città di Fabriano, una ricchezza di sinergie”. Così la sindaca di Fabriano, Daniela Ghergo, intervenuta alla presentazione delle opere. “Oggi abbiamo delle città che si incontrano: la città di Fabriano, la città di Roma, la città di Jesi. Con i loro rappresentanti intergenerazionali: i ragazzi, gli anziani, gli adulti. E il dono di un artista di livello internazionale come Maupal. Il dialogo tra generazioni e il dialogo tra città arricchisce la nostra comunità. Lo testimoniano gli occhi di questi anziani, che sono pieni di vitalità, e lo sguardo dei ragazzi che sono pieni di generosità. Questi sono valori aggiunti per la nostra comunità fabrianese che ha bisogno di rinascere e di provare emozioni vere, profonde”.
“Le difficoltà che oggi incontrano i minori nella società sono tantissime. Noi, dal 2016, cerchiamo di aiutarli, attraverso l’arte, con progetti e laboratori inclusivi”, commenta Laura Romeo, fondatrice e presidente dell’associazione Operazione Cuore. “Abbiamo incontrato Maupal e abbiamo iniziato dei laboratori di street art nelle scuole, nelle carceri e nelle residenze per anziani. In questo laboratorio abbiamo adattato la realizzazione pratica delle opere alle necessità degli anziani, creando dei murales su tela che verranno esposti nella Casa di riposo Collegio Pergolesi di Jesi. Posso dire che questo laboratorio è stato un grande successo! Si è percepita la grande collaborazione tra giovani e meno giovani. Sembrava di vivere in un altro mondo, dove non ci sono più differenze, siamo tutti uguali accomunati dalla medesima motivazione: creare insieme attraverso l’arte. E’ certamente questo il valore sociale dell’arte: unire nelle differenze. Per il futuro, noi di Organizzazione Cuore vorremmo continuare a fare questi laboratori inclusivi nelle scuole, nelle carceri e nelle Rsa. Tutti luoghi dove è necessario portare, appunto, cuore”.
“Il carisma dei fratelli di Nostra Signora della Misericordia, di cui faccio parte, è quello di educare i ragazzi alla misericordia e, in questo caso, alla condivisione attraverso uno strumento: l’arte”. Sono le parole di fratel Andrea Bonfanti, direttore della scuola Pontificia Pio XI di Roma e insegnante di religione dei ragazzi che hanno partecipato al laboratorio. La scuola, voluta e fondata nel 1859 da Papa Pio IX, è un istituto di consolidata tradizione educativa che mira alla formazione integrale dei giovani. “La cosa più bella che abbiamo sperimentato in questi giorni è che, attraverso la pittura (e nonostante non siamo grandi pittori) siamo riusciti ad entrare in sintonia tra tutti, creando un ambiente emotivamente bello. Nel quale si sono trasmesse non solo informazioni tra l’anziano e il giovane e viceversa, ma un avvicinamento sul piano umano. Si è creato un clima di umanità nuovo, bello. La Bellezza trasforma l’umanità. L’arte è uno strumento che ci permette di entrare in rapporto con Dio e con gli altri nel miglior modo possibile. Dio si manifesta nella misericordia, nella condivisione, nel rapporto con l’altro”.
“Incontrando l’altro – e soprattutto la fragilità dell’altro – si cresce tanto, si impara tanto di se stessi e si vede una parte di mondo che spesso è invisibile”. Così esordisce Ilaria Vandoni, professoressa di scienze della scuola pontificia Pio IX che a Roma accompagna ogni mercoledì i suoi allievi a incontrare i senza dimora della zona centro per portare loro un the, un caffè, e soprattutto compagnia. E’ lo stesso gruppo di ragazzi che ha partecipato al laboratorio di street art insieme agli anziani. “L’incontro tra generazioni è sempre un miracolo, soprattutto in un’epoca come la nostra nella quale i linguaggi sembrano essere completamente diversi. Ma qui l’arte è diventata un linguaggio facilitante che ha abbattuto le distanze e creato un ponte tra le due generazioni. Gli anziani hanno tanta storia sulle spalle e tanta voglia di raccontarla. Pochi la ascoltano. Ma i ragazzi sono delle orecchie privilegiate, e di questo me ne accorgo anche in strada. Il ragazzo è sempre pronto ad accogliere la storia che qualcuno vuole condividere con lui. E questo fa crescere entrambi: sia chi racconta, sia chi ascolta”.
“E’ stato difficile all’inizio approcciarsi con delle persone molto più grandi, però poi la pittura ha fatto da tramite e quindi siamo riusciti a venire a un punto di incontro e a divertirci insieme, a portare gioia nella loro vita”, racconta Alessio R., studente quindicenne della Pio IX. “E’ stata un’esperienza molto, molto arricchente e che sicuramente ricorderò. Ho vissuto in questi giorni un incontro generazionale. Le loro storie, ascoltare delle loro famiglie, di quello che hanno fatto, è sicuramente una cosa di cui non mi dimenticherò e che porterò con me anche una volta a casa”.
“E’ stato davvero entusiasmante, io non avevo mai pitturato in vita mia”, racconta Liliana, 92 anni (“93 il mese prossimo”, ci tiene a precisare) una delle ospiti del Collegio Pergolesi di Jesi. “I ragazzi sono stati davvero bravissimi, speciali. In questi giorni ci sono entrati nel cuore, come fossero nostri figli. O meglio: pronipoti!”.