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Quando gli imprenditori denunciano la mafia trema

Lo scorso 13 ottobre i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo sotto la guida del Generale di Brigata Arturo Guarino su delega della Procura Distrettuale Antimafia hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di venti persone – appartenenti alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio nel mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova – ed accusati a vario titolo di diversi reati molto gravi, quali ad esempio associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni aggravate, tentato omicidio e danneggiamento.

La peculiarità estremamente positiva di questa brillante operazione di contrasto alla criminalità organizzata è stata la denuncia da parte di diciotto imprenditori e piccoli commercianti di Borgo Vecchio che – con fulgido coraggio ed esemplare senso civico – hanno deciso di denunciare alle forze dell’ordine il racket del pizzo ponendo fine a questa odiosa pratica mafiosa attraverso una ribellione di massa nella quale si è affermato con forza il diritto alla legalità.

Tanto premesso è utile sottolineare con forza che il racket delle estorsioni mafiose è una delle attività criminali maggiormente remunerative che va ad incidere in maniera molto negativa sull’economia legale sottraendo alla stessa oltre sette miliardi di euro l’anno ed oltre il 2% del PIL.

In particolare con il termine pizzo si fa riferimento alla esecrabile pratica mafiosa tesa a costringere imprenditori e commercianti a pagare con cadenza periodica una somma di denaro in cambio di una protezione da intimidazioni poste in essere dall’organizzazione criminale stessa.

Alla luce di questa azione coraggiosa sintomo di elette virtù civiche e morali posta in essere dagli operatori del tessuto economico di Borgo Vecchio, la società civile intera, attraverso azioni proficue, deve stigmatizzare in ogni modo il racket delle estorsioni mafiose, affinché la criminalità organizzata tolga i suoi tentacoli mortali dal sistema economico legale, a tal proposito è utile ricordare che lo Stato è vicino agli operatori economici che denunciano le estorsioni mafiose attraverso la legge n.44 del 1999 che tutela le vittime di questo odioso reato attraverso un apposito fondo di solidarietà economica.

In ultima istanza è doveroso porgere un sentito ringraziamento a questi imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare, con il loro esempio rendono onore alla memoria di Libero Grassi, luminoso esempio di imprenditore siciliano che tra i primi ebbe il coraggio di opporsi al racket delle estorsioni e per questo venne vigliaccamente assassinato nel 1991 da esponenti di Cosa Nostra. Egli era solito dire: “Io non sono pazzo a denunciare, io non pago perché non voglio dividere le mie scelte con i mafiosi. É una questione di dignità”.

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