La Costituzione Italiana è la legge fondamentale del nostro Stato, che sancisce le regole della vita sociale e le norme dell’ordinamento dello stesso. La Costituzione Italiana è composta di 139 articoli e nasce dal lavoro di una commissione di 75 saggi che il 31 gennaio 1947 sottoposero all’Assemblea Costituente un testo che, dopo l’esame di numerosi emendamenti, è stato approvato il 22 dicembre 1947 ed è entrato in vigore il 1° gennaio 1948. La Costituzione è stata firmata dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola, controfirmata dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e dal presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini.
Il confronto democratico e il principio solidarista
La Costituzione della Repubblica è un esempio di confronto democratico tra diverse visioni politiche che trovano una sintesi perfetta attraverso un elevato spirito di solidarietà nazionale dopo le sofferenze della Seconda guerra mondiale. In particolare – il principio solidarista – è strettamente connaturato a una situazione di democrazia nel quale lo Stato si assume la difesa dei più deboli e afferma che ogni cittadino italiano ha un dovere civico di solidarietà politica, sociale ed economica verso la comunità in cui vive. Interris.it, in merito a questi principi della Costituzione, ha intervistato il professor Marco Betzu, docente ordinario di Diritto costituzionale nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Cagliari e autore di molteplici pubblicazioni.
L’intervista
In che modo ed in quali articoli la Costituzione della Repubblica tutela i cittadini in condizione di fragilità e bisogno?
“La Costituzione tutela i cittadini in condizioni di bisogno e di fragilità in molti articoli ma, in realtà, gli articoli principali sono fondamentalmente due. Il primo – il quale costituisce un principio supremo della Costituzione – è l’articolo due – laddove si dice che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, ma soprattutto richiede l’adempimento ai doveri inderogabili di solidarietà – anche sociale -. Il principio solidaristico che è stato introdotto nella Costituzione dai Costituenti, il quale permea la nostra forma di Stato e fa sì che quello disegnato nella stessa sia un vero e proprio Stato sociale. Richiamando le parole di Aldo Moro all’Assemblea Costituente “uno Stato sociale come questo è uno Stato al servizio dell’Uomo, che ha come fine supremo la dignità e la libertà dal bisogno. Quindi, il principio di solidarietà consente a tutti i cittadini – anche in condizioni svantaggiate – di ottenere dei diritti a prestazioni sociali da parte della Repubblica. Un’altra disposizione fondamentale è l’articolo tre comma secondo della Costituzione, laddove viene fissato il principio di eguaglianza sostanziale, in cui si pone come compito della Repubblica quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e quindi impediscono il pieno sviluppo della persona umana. La dignità della persona umana ed il pieno sviluppo della stessa sono quindi obiettivi che la Repubblica deve porsi e pertanto si richiama la necessità che lo Stato ponga in essere tutte quelle politiche legislative utili ad attuare questi principi fondamentali ossia dignità, solidarietà ed eguaglianza sostanziale – la quale determina il passaggio da una forma di stato meramente liberale in cui ai cittadini sono garantite solo libertà negative dallo stato ad una forma di stato sociale in cui ci sono anche libertà positive, ovvero diritti a prestazioni economiche e sociali in favore dei cittadini e nei confronti della Repubblica –“.
In che modo viene espressa nella giurisprudenza costituzionale l’istanza solidaristica a tutela dei soggetti deboli?
“L’istanza solidaristica a tutela dei soggetti deboli viene espressa in moltissime decisioni della Corte Costituzionale. Da questo punto di vista – la stessa – rappresenta il custode della Costituzione e quindi anche di tutte le disposizioni costituzionali fondano il welfare state – ossia lo stato sociale -. Sono numerose le sentenze che hanno dichiarato illegittime le disposizioni volte a controllare la spesa pubblica, perché tali disposizioni non garantivano il minimo vitale delle prestazioni e quindi violavano la garanzia costituzionale dei diritti sociali. Più in generale – numerose sono le decisioni – e, tuttavia il ruolo della Corte Costituzionale al fine di garantire i diritti sociali, la dignità e la solidarietà è fondamentale – perché la stessa si pone appunto come custode della Costituzione nei confronti di un legislatore che sia disattento rispetto alla necessaria attuazione di tali profili. Queste disposizioni non sono meramente programmatiche, ossia non fissano un programma astratto, ma pongono veramente degli obblighi. Quindi – la Corte Costituzionale – laddove questi obblighi vengono degradati dal legislatore a meri programmi, interviene trasformando norme programmatiche in veri e propri diritti soggettivi in favore delle persone”.
I padri costituenti furono in grado di gettare le fondamenta di una Carta Costituzionale estremamente progredita dal punto di vista delle tutele sociali, che insegnamento ne possiamo trarre oggi?
“I padri costituenti furono estremamente lungimiranti. Scrissero un documento che guardava non al presente ma al futuro. Nella Costituzione italiana dell’epoca – come peraltro altre Costituzioni europee – i padri costituenti introdussero vere e proprie forme di stato sociale. In questo senso si può dire che – nel programma dei padri costituenti – il quale poi è stato consegnato nel testo della Costituzione, emerge l’idea che le libertà non sono effettive se non è soddisfatta innanzitutto una libertà fondamentale come quella dal bisogno. La libertà dal bisogno viene soddisfatta attraverso l’iniziativa dei pubblici poteri – quindi dello Stato e delle Regioni – sulla base di politiche legislative di attuazione di tali disposizioni costituzionali, ma anche al livello sociale sulla base del principio di solidarietà, consentendo ai cittadini singoli associati – ossia alle formazioni sociali – di porre in essere delle attività di assistenza che sono fondamentali affinché la società italiana non sia caratterizzata da fratture sociali, ma sia la più unita possibile, in cui anche gli ultimi non possono essere lasciati indietro. Perché – lasciare indietro gli ultimi – significa non garantire la dignità dell’uomo. Questo peraltro è un principio contenuto anche in diverse encicliche papali, nella quali si mette in rilievo l’aspetto fondamentale del principio di solidarietà. La solidarietà dell’uomo verso l’uomo, ed è in questo senso che la Costituzione italiana è particolarmente innovativa e si presta ad essere considerata da questo punto di vista un vero e proprio modello di Costituzione solidale”.