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La via per la partecipazione democratica

La Settimana Sociale recentemente conclusasi a Trieste ci ha lasciato molte esperienze e messaggi concreti che, ognuno di noi, ha il dovere di cogliere e attuare nella propria quotidianità. Risuonano in me le parole di Papa Francesco e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella i quali, con grande saggezza, ci hanno indicato la via per la partecipazione democratica, la quale deve sempre mettere al centro ogni cittadino e, soprattutto, coloro che non hanno sufficiente voce per farsi sentire. Il nostro essere cattolici quindi, deve essere sinonimo di impegno per migliorare le condizioni del nostro prossimo in ogni spazio della società civile, senza se e senza ma.

Trieste, con le sue radici mitteleuropee che hanno saputo andare oltre i confini e le sofferenze delle guerre, deve essere un simbolo di rinascita e di fraternità. Monsignor Enrico Trevisi, Arcivescovo di questa splendida città che ha accolto più di mille delegati provenienti da tutte le diocesi d’Italia, al termine della Messa Solenne presieduta dal Santo Padre, ha parlato delle persone più fragili e malate che ha incontrato nel suo cammino, chiamandole una ad una con il loro nome. Questo ha dimostrato che, nonostante il tempo molto difficile che stiamo vivendo, è ancora possibile compiere gesti di amore concreto, riaffermando la dignità di ognuno, partendo da questo. Inoltre, mons. Trevisi, ha sottolineato che, la città, è “una famiglia, una città che si è costruita attraverso l’apporto di tante culture e di tanti popoli ma anche di tante sofferenze e violenze: e noi vogliamo raccogliere la sfida di essere un laboratorio di pace e di dialogo anche per altre terre che ancora sono attraversate da tensioni e guerre”.

Questa esortazione al dialogo e alla fraternità come cifre caratterizzanti del cattolicesimo sociale e democratico non può cadere nel vuoto. La democrazia, estesa ed applicata ad ogni ambito della società civile, dovrà essere il fulcro dell’azione dei cittadini cattolici impegnati per la crescita delle proprie comunità. Vorrei che, le “piazze della democrazia” realizzate nei giorni scorsi, possano diventare una fucina ardente per le giovani generazioni le quali, attraverso un concreto impegno sul versante della prossimità alle fragilità e, del dialogo intergenerazionale e interreligioso, devono gettare le basi di un futuro in cui, ognuno, deve avere il diritto di vivere degnamente, senza muri che dividono ma con ponti che uniscono, dando alla nostra “famiglia umana” il valore che merita.

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