“Una difesa efficace è un bene comune che va a beneficio di tutti gli europei”. Spesso un invito è solo un modo per dare un titolo significativo ad un appuntamento. Ma le parole scelte dal presidente Antònio Costa che, in una lettera del 13 gennaio scorso invita i leader europei al Vertice informale sulla difesa che si terrà oggi, lunedì 3 febbraio, c’è molto più di un titolo di testa. In pratica il tema attorno al quale i governi del vecchio continente hanno deciso di lavorare, tornando a vedersi, rappresenta un passo avanti verso una vera unione europea, che sia solo legata alla moneta.
Dunque uno dei temi dei più caldi dell’agenda odierna, ovvero quello della difesa, torna al centro del confronto, analizzandolo e proponendo soluzioni e rimodulazioni a livello europeo a 360 gradi. E questo perché oramai occorre tenere presente che la pace e la stabilità dell’intero continente, e non solo, passano proprio per le politiche di difesa, che devono essere elaborate e quindi adottate – ora più che mai – in maniera forte e coesa. Certo, sullo sfondo, anzi come rumore di sottofondo a dire il vero, c’è il nodo dei dazi e le indicazioni date dal presidente americano Trump, ma per declinare i capitoli economici ci sarà tempo e modo. Nel frattempo occorre occuparsi dei lati del perimetro continentale. L’incontro tra i leader Ue avrà luogo a Palis d’Egmont a Bruxelles. Inoltre, saranno presenti Mark Rutte, quale nuovo segretario generale della Nato, e il primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer. Una scelta, questa, che appare strategica e che intende puntare ad un dibattitto che coinvolge tutti i più importanti soggetti che nel continente europeo giocano un ruolo decisionale in tema di difesa e sicurezza.
Il principale aspetto da affrontare sarà quello relativo al rafforzamento delle capacità di difesa europea, dato l’attuale contesto di crescenti crisi che si sta vivendo a livello mondiale. Tre saranno i maggiori punti su cui verterà il dibattito: lo sviluppo delle capacità di difesa, il rafforzamento e approfondimento dei partenariati e infine il tema del finanziamento delle politiche di difesa. Proprio su questo ultimo punto sarà interessante capire cosa emergerà dal confronto tra i leader, dal momento che quello sui finanziamenti e sulla necessità di implementare l’industria bellica e la capacità competitiva dell’Ue nel settore difesa si preannuncia essere uno degli aspetti più rilevanti e determinanti per le prossime azioni che le istituzioni europee dovranno mettere in campo. In linea generale, è chiaro che lo scopo principale dell’incontro in Belgio sarà quello di porre delle basi ancora più solide per far sì che l’Ue divenga un attore credibile e autoritario a livello sovranazionale, e su cui poter contare per la risoluzione e la stabilizzazione delle diverse situazioni di instabilità che si stanno sperimentando e che sono minacce concrete anche per l’esistenza stessa dell’Unione, a partire dalla minaccia russa, fino ad arrivare al contesto del Medio Oriente e, ancora, ai conflitti interni in Africa, in particolare in Congo.
L’Italia sarà rappresentata al Vertice da Giorgia Meloni, la quale già da tempo si è preparata all’incontro, interfacciandosi preliminarmente con alcuni degli attori che saranno presenti a Bruxelles. La nostra premier, lo scorso 21 gennaio, ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Occasione in cui la Meloni ha sottolineato “l’esigenza di rafforzare concretamente il pilastro europeo della Nato, anche sul fronte della competitività dell’industria europea del settore, attraverso una piena complementarietà delle iniziative e dei programmi UE in ambito difesa.” Pochi giorni fa, inoltre, il Presidente del Consiglio ha anche sentito il Cancellerie tedesco, per discutere preliminarmente di alcuni argomenti chiave, tra cui, soprattutto, le possibili modalità di finanziamento degli investimenti necessari. I due leader hanno inoltre condiviso l’importanza e l’urgenza di lavorare su nuovi e più efficaci strumenti comuni per sostenere gli ingenti investimenti necessari.
Per il Governo Meloni il tema della difesa assume da sempre un rilievo indiscusso, e che nel corso del tempo e dell’emergere dei vari fronti di crisi, ha portato ad una ancora più forte convinzione di dover agire in modo incisivo, anche attraverso una collaborazione di livello unionale. I vari scenari di crisi attualmente aperti, e che non sembrano arrestarsi, hanno reso oramai improrogabile la messa in atto di un’azione mirata che possa imprimere una svolta decisiva non solo da un mero punto di vista dialettico, quanto piuttosto sotto un punto di vista tangibile e concreto nella realtà delle cose. In questo senso, il nostro Paese, grazie alla politica intrapresa a livello diplomatico e istituzionale negli ultimi due anni e mezzo, appare uno degli attori più credibili e preparati nell’attuale scenario europeo, in grado di assumere un ruolo di guida sotto questo punto di vista, dal momento che ha sempre preposto le azioni alle parole. Il che, oggi, è esattamente ciò che serve all’Europa per poter intervenire in maniera incisiva e sciogliere alcuni dei nodi politici più difficili degli ultimi tempi.