La crisi del settore industriale porta sempre più spesso neofiti e persone insospettabili a parlare di riconversione dei territori in siti turistici e culturali con grande faciloneria, come se trarre utili economici dall’essere attraenti e interessanti turisticamente fosse come farlo con un capannone e una catena di montaggio nel costruire tondini di ferro.
Indubbiamente la nostra nazione ha risorse incredibili offerte dai luoghi e dalle genti, ma per sfruttarle economicamente occorre lavorare nel creare una mentalità di ricezione turistica. Un lavoro e un impegno molto più difficile rispetto all’edificare strutture che spesso inquinano il paesaggio e non danno alcun beneficio. Si investe nel costruire un grande albergo e poi lo si fa gestire dalla nipote o dalla sorella che tutt’altro voleva fare nella vita e alla quale manca il sorriso indispensabile per dare il benvenuto al turista svedese, che apprezzerebbe quel sorriso molto più della ceramica del bagno “firmata”, pagata il quadruplo di quello che sarebbe servito.
Anche in relazione a mostre o manifestazioni di alto spessore culturale che spesso amministrazioni si pavoneggiano nell’organizzare, esse hanno valore e danno valore aggiunto al territorio e a chi vive quel territorio solo se sono contornate da eventi ludici, da iniziative più profane, utili a valorizzazione le capacità degli artigiani locali, delle donne che cucinano i prodotti degli orti di quel paese. Questo è l’unico modo per distribuire utili e quindi rendere “utile” la Cultura. Ogni viaggio di una famiglia in luogo di vacanza, nella propria scelta convive tra una motivazione nobile e una motivazione ludica. Le due sono indivisibili. Andiamo a vedere quella mostra perché poi la sera andiamo a mangiare e bere in quel locale… Andiamo in quel parco giochi perché poi il giorno successivo godiamo di un concerto in quel teatro.
Attenzione a leggerezze quando si parla di Turismo e di Cultura. E’ un momento buono per chi vuole in quel settore investire denaro per creare lavoro. Ma oggi un semplice clic “mi piace” o “non mi piace” può bruciare progetti fin dall’inizio. Vietato uso del territorio ad improvvisati e faciloni. Prima è necessario convincersi del piacere di ospitare, prendere davvero coscienza dei reali benefici economici, e poi solo dopo, con iniziative mirate, iniziare a invitare turisti. Farli arrivare nei nostri luoghi pur belli soltanto con la certezza che siamo in condizione di corteggiarli, ammaliarli, far sì che ripartano con la voglia di comunicare ad amici buone cose; al contrario, vuol dire solo creare promoter negativi. Dei quali il sistema Italia, già martoriato, non ne sente davvero il bisogno.