Semplice e complessa al contempo. Dove il mantra è “obiettivo”. Perché quando le risorse a disposizione sono quelle che sono, fare di necessità virtù non è solo necessario, ma un atto dovuto. Dunque con il reiterato concetto di obiettivi, esternato più volte dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dai ministri economici del suo esecutivo, Palazzo Chigi prova a dare un’indicazione al Paese e una speranza agli italiani, alle prese con il carovita le contraddizioni di un’economia contraddittoria. Solo la prova del campo, ovvero l’applicazione pratica dei provvedimenti varati, dirà come stanno esattamente le cose.
Diverse le misure annunciate in conferenza stampa anche dai ministri Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti: dai nidi gratis a partire dal secondo figlio al taglio del canone Rai. Entrando nel dettaglio il Consiglio dei ministri ha previsto, nel campo della sanità e dell’assistenza, misure per l’abbattimento delle liste d’attesa ma anche, come annunciato, l’aggiornamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie dai privati, in modo da smaltire più velocemente quella domanda di cure che le strutture pubbliche non riescono a soddisfare. E per i residenti stranieri cittadini di Paesi non aderenti all’Unione europea si prevede la possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del Ssn, versando un contributo di 2.000 euro annui, con un adeguamento al rialzo rispetto alla precedente normativa del 1998.
L’importo del contributo è comunque ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari. L’esborso non riguarda quindi tutti gli stranieri iscritti obbligatoriamente al Servizio Sanitario nazionale (come i lavoratori con permesso di soggiorno, quelli in attesa del permesso o i minori non accompagnati), ma solo alcune categorie che possono decidere in via volontaria di iscriversi per ottenere le cure nel periodo di permanenza in Italia (religiosi, diplomatici, volontari o familiari ricongiunti). La manovra prevede 3 miliardi in più sul piatto della sanità, ha affermato Giorgia Meloni. Inserito anche il finanziamento per l’aggiornamento dei Lea. L’abbattimento delle liste d’attesa viene perseguito con due misure: il rinnovo del contratto (2,3 miliardi) e la detassazione di straordinari e premi risultato.
E il governo respinge le accuse di tagli: con quasi 136 miliardi nel 2024 nel fondo sarebbe questo – secondo la premier – il più alto investimento mai raggiunto per la sanità. Il titolo quarto del documento vede misure per il potenziamento del sistema sanitario e il finanziamento del Ssn. Tra le misure previste proprio con questo obiettivo, ha fatto sapere il Mef, c’è “l’introduzione di indennità per medici e altro personale sanitario impegnati nella riduzione dei tempi delle liste di attesa”. Un bonus speciale per premiare lo sforzo di chi aiuterà a ridurre i tempi dei cittadini per le cure. In particolare sono state stanziate risorse pari a 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dal 2026 per il potenziamento dell’assistenza territoriale anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario.
In tutto per la sanità è stato previsto uno stanziamento aggiuntivo pari a 3 miliardi l’anno 2024 (al quale devono aggiungersi le risorse Pnrr e i 300 mln riconosciuti alla Regione Sicilia) e 4,2 miliardi a decorrere dall’anno 2026. Nello schema del provvedimento compaiono anche norme per la rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica e modifiche alle modalità di distribuzione dei medicinali. Quest’ultima dovrebbe riguardare alcuni farmaci che ora sono distribuiti direttamente negli ospedali, un numero di medicinali cresciuto negli anni che ha permesso di contenere i costi per il loro acquisito ma che ha prodotto in diverse situazioni disagi per i malati.
Quanto alla manovra vera e propria c’è la conferma del taglio del cuneo anche per il 2024. E poi l’avvio della nuova Irpef a tre aliquote con l’accorpamento dei primi due scaglioni. Ma anche una sforbiciata alle detrazioni per i redditi sopra i 50mila euro, che da questa soglia in poi riduce eventuali benefici. Guardano soprattutto ad aiutare i redditi medio-bassi i principali interventi sulla fiscalità varati dal governo con la manovra e i decreti legislativi che avviano la riforma fiscale. Il provvedimento più corposo della legge di bilancio è il taglio del cuneo. Vale 10 miliardi, coperti interamente in deficit, ed estende a tutto il 2024 la misura già in vigore da luglio scorso: taglio di 6 punti per i redditi fino a 35mila euro e 7 per quelli fino a 25mila.
Un intervento per dare “più soldi in busta paga ai redditi medio-bassi“, sottolinea la premier Giorgia Meloni, spiegando che la misura si traduce in un aumento mediamente di “circa 100 euro al mese per una platea circa 14 milioni di cittadini”. All’intervento sul cuneo si aggiunge l’avvio della riforma dell’Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito, che modifica l’attuale sistema a 4 aliquote (fino a 15mila al 23%; tra 15 e 28mila al 25%; tra 28 e 50mila al 35% e oltre i 50mila euro al 43%). Nel 2024 le fasce di reddito saranno solo tre, con l’eliminazione dell’aliquota al 25% e l’accorpamento al 23% dei redditi fino a 28mila euro. Una modifica che coinvolge complessivamente oltre 24,9 milioni di contribuenti e costa oltre 4 miliardi.
L’effetto combinato della riduzione del cuneo e della nuova aliquota Irpef, stima il Ministero dell’economia, rafforzerà le buste paga dei lavoratori dipendenti fino 1.298 euro annui (per 27.500 euro lordi annui). Ma per concentrare il beneficio dell’Irpef sui redditi medio-bassi, il governo ha deciso di “sterilizzarlo” per i redditi più alti. Per chi dichiara più di 50mila euro, infatti, arriva una franchigia sulle detrazioni fiscali. Una decurtazione di 260 euro della detrazione spettante da applicare sugli sconti del 19%, sulle erogazioni liberali a favore delle Onlus, dei partiti e del Terzo settore oltre alle detrazioni sui premi per l’assicurazione sulle calamità. Il taglio non tocca però le spese sanitarie, precisa Palazzo Chigi.
“Noi dobbiamo salvaguardare le fasce medio-basse”, ha spiegato il viceministro all’Economia Maurizio Leo: e dal momento che “per effetto del meccanismo della rimodulazione del primo scaglione ne avrebbero tratto vantaggio anche i soggetti con redditi superiori”, è stato deciso di mettere “un tetto alla detraibilità”. Nel decreto legislativo che riforma l’Irpef arriva anche l’ampliamento della no tax area: la soglia prevista per i redditi da lavoro dipendente viene innalzata fino a 8.500 euro. E quindi parificata a quella già in vigore a favore dei pensionati. Per gli autonomi, poi, arriva lo stop al pagamento dell’acconto delle tasse a novembre, con la possibilità di rateizzare il pagamento: la misura riguarda le partite Iva con ricavi o compensi fino a 170mila euro, che potranno pagare l’acconto entro il 16 gennaio, dilazionando il versamento in massimo 5 rate mensili.